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VIDEO| “Di giorno ristoratore, la sera usuraio”, 4 arresti a Palermo: sigilli per un locale della “movida”

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I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato cinque persone accusate del reato associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio. In carcere è finito Salvatore Cillari, 63 anni, agli arresti domiciliari invece Gabriele Cillari e Matteo Reina, di 34  e 61 anni, e Giovanni Cannatella, 48. Nei confronti di Achille Cuccia, 61 anni, è stata invece applicata la misura del divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo. Con lo stesso provvedimento il gip di Palermo ha disposto il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo stimato in circa 500 mila euro.

Le indagini avrebbero fatto emergere “una consorteria criminale – spiegano gli investigatori – capeggiata da Salvatore Cillari, che, almeno a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti di denaro con l’applicazione di tassi di interesse anche di tipo usurario nei confronti di una vasta platea di soggetti, orbitanti nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo pari a circa 150.000 euro. Parte dei proventi illeciti sarebbero stati poi autoriciclati dal figlio Gabriele, attivo collaboratore del padre nelle azioni criminali, in un’attività economica nel settore della ristorazione nel pieno della movida palermitana”.

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Gli altri sodali avrebbero operato a vario titolo come intermediari nel meccanismo sotteso alla erogazione dei prestiti di denaro, entrando in contatto con le “vittime”, proponendo “piani di rientro”, nonché veicolando “messaggi” per il rispetto della scadenza delle rate concordate. La progressione investigativa curata dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Palermo ha consentito di raccogliere elementi sul grave stato di bisogno vissuto dai soggetti che hanno chiesto i prestiti di denaro, proseguiti anche nel periodo del lockdown causato dall’emergenza epidemiologica da Covid-19;

Inoltre, “l’esistenza di un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati, nonché su dazioni in contanti, prive di qualunque tipo di tracciabilità, con l’obiettivo di “schermare” i passaggi di denaro; l’applicazione di tassi di interesse che sarebbero arrivati fino al 140% annuo, per ottenere i quali gli indagati hanno esercitato anche minacce nei confronti delle vittime”.

Le fiamme gialle avrebbero inoltre accertato la sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e i redditi dichiarati. Per questo motivo, il gip ha emesso un provvedimento ablativo che ha consentito di sottoporre a sequestro: due immobili costituiti da locali destinati a uso commerciale dove svolge la propria attività un noto ristorante nel quartiere “Capo” di Palermo; un motoveicolo e conti correnti.

 

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