“Ritiene questa Corte provato al di là di ogni ragionevole dubbio che Martina Rossi, la mattina del 3 agosto 2011, precipitò dal terrazzo della camera 609 dell’albergo dove alloggiava, nel tentativo di sottrarsi a una aggressione sessuale perpetrata a suo danno dagli imputati”. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte d’appello di Firenze, che lo scorso 28 aprile al termine del processo bis dopo il rinvio disposto dalla Cassazione, ha condannato a 3 anni di reclusione ciascuno il 28enne Alessandro Albertoni e il 29enne Luca Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibocchi (Arezzo), per tentata violenza sessuale di gruppo, reato in conseguenza del quale sarebbe morta Martina Rossi, la studentessa genovese di 20 anni precipitata la notte del 3 agosto 2011 dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, dove era in vacanza con le amiche.
La Corte ha confermato il verdetto di condanna di primo grado quanto al delitto di tentato stupro mentre quello di morte in conseguenza di altro reato è stato dichiarato prescritto. “Deve rivelarsi come la valutazione delle condotte accertate in relazione al delitto di tentata violenza di gruppo porta a ritenere che fosse assolutamente prevedibile che Martina, bloccata da entrambi gli imputati la via di fuga che passava dalla porta di accesso alla camera, avrebbe cercato la via di fuga nel terrazzo poiché l’uscita dalla porta di ingresso le era preclusa”, proseguono i giudici.
“Quindi era assolutamente prevedibile che indurre la ragazza a cercare ‘scampo’ attraverso il terrazzo comportava la preventiva valutazione che la ragazza, nel tentativo di fuggire – scrivono ancora i giudice nelle 92 pagine di motivazioni della sentenza – potesse mettere in atto azioni che la esponevano al rischio oggettivo di precipitare dal terrazzo della camera di albergo”. Per quanto attiene alle condotte degli imputati “la presenza dei graffi sul collo di Albertoni e di lesioni non compatibili con la caduta al suolo sul corpo di Martina Rossi fanno ritenere accertato in causa che all’interno della camera 609 avvenne colluttazione tra l’imputato e la ragazza – proseguono i giudici – colluttazione anche particolarmente violenta, tanto da determinare quella condizione di panico che spinse Martina a trovare rifugio nel terrazzo della camera, e durante la quale evidentemente si lacerarono i pantaloncini che indossava la ragazza”.
Nelle motivazioni della sentenza si legge, inoltre, che “è ragionevole ritenere che Vanneschi spalleggiò l’amico e si frappose fra Martina e l’uscita dalla camera”.