L’ex giudice Silvana Saguto è stata condanna a 8 anni e sei mesi di reclusione. La Procura aveva chiesto 15 anni e 10 mesi per l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione. Al centro della vicenda, la gestione dei beni confiscati alla mafia che, secondo l’accusa, veniva affidata sempre agli stessi amministratori spinti dal tornaconto personale.
L’ex magistrato dovrà pure risarcire con la somma di mezzo milione di euro la Presidenza del consiglio dei ministri. La lettura del dispositivo della sentenza del processo è durata 25 minuti, il presidente Andrea Catalano ha letto tutti i capi d’accusa nei confronti dei 15 imputati. Saguto era accusata anche di associazione per delinquere ma il capo di imputazione è caduto insieme alle ipotesi di corruzione. Insieme a lei sono stati condannati il marito, Lorenzo Caramma, a sei anni, due mesi e 10 giorni di carcere. Tre anni, invece, per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo.
Sette anni e mezzo all’ex “re” degli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara. La Procura aveva chiesto 12 anni e tre mesi. Assolto Lorenzo Chiaramonte, per cui era stata chiesta la condanna a 2 anni e mezzo di carcere, Aulo Gigante e Vittorio Saguto, padre dell’ex giudice. Ci sono voluti tre anni di udienze, oltre cento, e una serqua di testimoni per arrivare al D-Day di oggi. Durante tutto questo tempo, Saguto, nel frattempo radiata dalla magistratura, si è sempre professata innocente.
I pm Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti, alla fine della requisitoria, avevano chiesto 15 anni e 10 mesi di carcere e l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici perché l’imputata “era la figura centrale di un vincolo associativo stabile” che ha “sfruttato e mortificato il suo ruolo di magistrato”. La difesa, invece, nell’arringa difensiva ha respinto le accuse parlando di “processo anomalo, per quantità e per qualità”. Quello di oggi è il secondo verdetto negativo nel giro di un mese. Il 16 ottobre scorso, infatti, è stata condannata a un anno e un mese di reclusione per truffa alle assicurazioni. Secondo l’accusa, l’ex magistrato aveva chiesto a due medici dei certificati falsi per il figlio. Un modo per ottenere un risarcimento veloce dall’assicurazione, dopo un incidente stradale.
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