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Covid, il preside della scuola più grande d’Italia: “No al rientro, contagi certi al 100%”

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“Impossibile” perché il rischio è quello di “un’impennata dei contagi” ed “è mio dovere garantire la sicurezza della comunità scolastica”. Vito Pecoraro, preside dell’Istituto alberghiero ‘Pietro Piazza’ di Palermo, la più grande scuola d’Italia con 2.600 studenti, 350 docenti e 120 Ata, non usa giri di parole. Il rientro in classe al 100 per cento degli studenti è una soluzione non percorribile. “Se i parametri restano quelli attuali non potremmo assicurare il distanziamento”, dice. Nell’istituto di corso dei Mille, prima del nuovo lockdown imposto dalla zona rossa in cui è piombata Palermo a causa del boom di nuovi casi, le prime e le quinte erano già tornate in aula. “Abbiamo classi in grado di accogliere gli studenti in sicurezza”, spiega il dirigente scolastico.

Non così per le aule che dovrebbero ospitare gli alunni delle seconde, terze e quarte classi. “Non possono contenere più del 50 per cento della popolazione scolastica – avverte Pecorarocon il ritorno al 100 per cento in presenza non arriviamo a 70 centimetri di distanza l’uno dall’altro”. La conseguenza? “A meno che non si verifichi un miracolo e sia azzerato il distanziamento è impossibile che i miei studenti possano tornare tutti in classe in contemporanea. Il contagio sarebbe certo. Le aule del Piazza sono state testate per accogliere non più del 50 per cento degli alunni. Capisco che si voglia trasmettere l’idea di una ripartenza del Paese, ma chiedere alle scuole, per l’ultimo mese, di compiere questo passo è un rischio che non comprendo”.

Per il preside Pecoraro,la Dad, pur con tutti i propri limiti, sta funzionando. Credo che sia più opportuno proseguire così, fare gli esami e durante l’estate lavorare intensamente per un avvio del nuovo anno scolastico in presenza“. E l’idea dei tamponi salivari una volta a settimana a tutti gli studenti? “Mi sembra una soluzione particolarmente complessa, nella mia scuola sono 2.600, quanto ci vorrebbe per farli tutti?”. Restano poi altre due criticità. Innanzitutto, i vaccini ai docenti. “Abbiamo ricevuto solo la prima dose, a maggio aspettiamo la seconda, anche se qualche titubanza, dopo le notizie di stampa, tra i miei colleghi c’è. Io farò il richiamo senza alcun dubbio. Non mi faccio spaventare“.

E poi il capitolo trasporti. “I miei studenti nelle scorse settimane mi hanno spesso riferito di bus e treni affollati. Il rischio di un’escalation dei contagi non è poi così remoto, anche perché il 26 aprile è dietro l’angolo”. Ecco perché se anche Palermo finisse in zona arancione il preside è intenzionato a proseguire con la didattica mista. “A parametri invariati non ho scelta”. 

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