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Comune, Italia Viva invoca il “modello Draghi”. Orlando: “Mai con Salvini”

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“Chi propone l’alleanza con la Lega sconfessa la storia della città, il suo percorso consolidato negli ultimi anni”, questa la risposta a Italia Viva del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, del vicesindaco Fabio Giambrone e gli assessori Giusto Catania, Vincenzo Di Dio, Giovanna Marano, Sergio Marino, Giuseppe Mattina, Paolo Petralia Camassa, Maria Prestigiacomo, Mario Zito. I renziani, ieri, hanno proposto di azzerare la Giunta per dare vita, sul modello Draghi, a un nuovo governo della città con tutte le forze politiche presenti in Consiglio comunale.

L’ultimo strappo si è consumato il 15 aprile dopo il no del Consiglio Comunale al Piano triennale delle opere pubbliche, bocciato con 16 voti contrari, 11 favorevoli e sei astenuti. Poi, la lettera del primo cittadino a firma congiunta con vicesindaco e assessori in cui Orlando ha puntato il dito contro chi remerebbe contro l’azione di governo dell’Amministrazione comunale.

“Le legalità dei diritti, confermata dalla Carta di Palermo – prosegue la nota in risposta alla richiesta di IV di azzerare la Giunta – è il progetto valoriale della nostra esperienza politica e istituzionale. I diritti delle persone, soprattutto in tempo di pandemia, hanno bisogno di maggiore cura e attenzione e, pertanto, reputiamo irricevibile qualsiasi ipotesi di governo cittadino con Salvini. Dal 2012 abbiamo contraddistinto il nostro impegno per una città interculturale, Palermo si è conquistata così un ruolo di prestigio internazionale per essere città dell’accoglienza”.

Matteo Salvini ieri è stato rinviato a giudizio a Palermo per il caso Open Arms e Orlando coglie l’occasione per precisare che “la bandiera della città sventola sul ponte di Mediterranea e su tutte le navi che hanno salvato vite umana nel Mar Mediterraneo e, per queste ragioni, la Lega al governo di Palermo è una proposta che ha il sapore della provocazione”.

Storia di una frattura annunciata quella tra Orlando e la sua maggioranza. Il Piano triennale delle opere pubbliche è soltanto la punta dell’iceberg di un “fuoco amico” che si trascina ormai da tempo. A Sala delle Lapidi si erano verificati “voti anomali” anche per la riqualificazione dell’area del Mercato Ittico, la mancata sospensione del regolamento sulle sanzioni per l’evasione, ed era stato bocciato anche il bilancio consolidato. Ma la politica, si sa, si gioca in campi da gioco anche al di fuori dei palazzi del potere e il 16 aprile un’altra mossa a sorpresa ha scosso gli equilibri dell’Amministrazione con la fuoriuscita di due dimissionari dal Cda della Rap, l’azienda dei rifiuti del capoluogo, provocando il decadimento del presidente Giuseppe Norata. Una partita all’arma bianca che rischia di mettere in ginocchio una città che non può permettersi alcun passo falso tra le varie emergenze rifiuti, sepolture, cantieri infiniti e ripercussioni economiche dovute alla pandemia. Orlando è chiamato a risolvere in fretta una crisi che in quanto tale non promette nulla di buono.

 

 


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