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Sanità siciliana in manette. Accuse, sospetti, indignazione e sgomento | EDITORIALE

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Il terremoto di arresti domiciliari per dati falsi sulla pandemia in Sicilia modificando, secondo le accuse, il numero dei tamponi e dei positivi, come Cronaca di Sicilia rende noto, apre allo sgomento, allo stupore, all’indignazione. Pur concedendo il beneficio del dubbio finché l’inchiesta giudiziaria non sia conclusa, l’amarezza e la delusione è palpabile. Ora ci si chiede se sono condizionati i provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione del virus. E questo succede, all’insaputa del Governatore della Regione Nello Musumeci, affermano i giudici, quando venivano lanciati appelli a goderci la felicità per i risultati raggiunti sulla pandemia siciliana, di essere, comunque, fiduciosi nella Sanità.

Impressiona che a finire tra gli accusati ci siano alcuni funzionari del Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana. Nomi importanti, sui quali era riposta la fiducia generale come Maria Letizia Di Liberti e l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza.

C’era  clima di fiducia, e di entusiasmo per  i controlli e sui dati sul virus che erano stati diffusi, adesso ci si chiede quali altri risvolti potremo attenderci. E c’era anche fiducia in una Sicilia prossima a raggiungere interessanti interventi per la ripresa produttiva, economica, per la riorganizzazione strutturale di porti e aree urbane, per i provvedimenti di sostegno alle famiglie a livello di povertà e di decrescita della disoccupazione. Proprio in questi giorni era stata diffusa la notizia del progetto inoltrato all’Europa  sulla ristrutturazione del Porto di Palermo con una complessa riqualificazione dell’area interfaccia che separa il Porto dal centro storico e che interessa la zona di via Crispi su una superficie di circa 52 mila metri (che era stata ricostruita dopo i bombardamenti dell’ultima guerra)  e tra il Molo Santa Lucia e il Molo Vittorio Veneto per evitare intasamenti nel traffico di autovetture e veicoli pesanti; e dell’area industriale di Termini Imerese (investimenti per 400mln tra Palermo e Termini), la destinazione di risorse per i porticcioli delle isole minori intorno alla Sicilia.

Il progetto esecutivo, che agisce su un’ottica turistico-culturale. E se andasse tutto a monte? Se qualche cavillo dovesse saltare fuori tra i tanti controlli? C’è ancora tanto altro da fare per il cammino verso la felicità di tutti: intensificare, in primis, la lotta contro la criminalità, colpendo anche gli evasori fiscali che sono i nemici principali dello sviluppo economico, rendere più efficienti, operative e in sicurezza le realtà locali più fragili e con le loro attività commerciali sottoposte al “pizzo”. La Sicilia, in questo momento sfiduciata, attende risposte chiare e subito.

 


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