“La mia posizione è al vaglio dei magistrati che parlano di un mio coinvolgimento morale? Assurdo. Io non decidevo nulla sui numeri della pandemia. Non ho alcun potere decisionale. Non sono io che decido sui dati”. Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid a Palermo commenta così quanto sostiene la Procura di Trapani su un suo “coinvolgimento morale” nella falsificazione dei dati sulla pandemia a Palermo. “Assolutamente no, lo escludo“, dice.
Dall’ordinanza del gip emerge invece che la posizione di Renato Costa, responsabile dell’hub vaccinale, è al vaglio degli inquirenti “per verificare il suo ruolo” nell’ambito dell’inchiesta sui falsi dati Covid che ha portato all’arresto della dirigente regionale Letizia Di Liberti e dall’avviso di garanzia all’assessore Ruggero Razza, accusati entrambi di falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.
“Costa era consapevole della prassi di ‘diluire’ i dati dei contagi”, scrive il gip nella ordinanza. E “a fronte dell’avallo dell’Assessore Razza“, avrebbe disposto “a concordare con essa“, la dirigente Di Liberti, “fornendo così un contributo morale decisivo. Vanno sicuramente meglio definite le posizioni di persone non ancora indagate, ma il cui agire sembra aver contribuito alla falsificazione di dati rilevanti – dice il gip – ci si riferisce, in particolare e senza escludere ulteriori coinvolgimenti, a Roberto Gambino e Giuseppe Rappa, entrambi dipendenti dell’Asp di Palermo, ai quali la Di Liberti suole rivolgersi per ‘correggere’ taluni dati e che si dimostrano assai sensibili all’esigenza di intervenire ove necessario per rivedere valori critici; ci si riferisce altresì al Commissario Emergenza Covid-19, Renato Costa”.