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Sicilia: il Ponte sullo Stretto, un nuovo Comune e l’amara realtà dei senza lavoro | EDITORIALE

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Si canta nel teatro senza pubblico di Sanremo (11 milioni di teleascoltatori  in prima sera) con il “nostro” Fiorello mattatore, per scacciare crisi e paura provocate dalla pandemia; l’Etna ha smesso di eruttare fuoco, ed ha lasciato il suolo stravolto da cenere calda; la retata contro clan mafiosi a Catania; si ripropongono messaggi di speranza per lo sviluppo economico dei territori del Sud, nel clima generale di regole ferree per contenere al massimo il dilagare del virus; non mancano gli appelli a non assembrarsi in strade e piazze e ci si affida all’Esercito per il controllo dei nostri comportamenti, mentre si disegna, ancora, l’Italia a colori con nuove zone rosse, chiusure delle attività e delle scuole, con un piano vaccini traballante.

In questo panorama confuso e con qualche certezza, la notizia della nascita, con disegno di legge approvato il 3 febbraio 2021 dall’Assemblea della Regione Siciliana, del Comune Misiliscemi in territorio di Trapani, 391/esimo dei Comuni esistenti, non può che far piacere soprattutto agli operatori economici che tengono rapporti costanti con le Amministrazioni comunali che puntano ai piccoli territori per avviare, o consolidare, lo sviluppo socio-economico, aziendale e commerciale. Il nuovo Comune con 8.669 abitanti, corrispondenti al 12,5% degli abitanti di Trapani, è nato dopo un iter decennale (il che la dice tutta, su come vanno le cose in Sicilia ) e sarà retto da un commissario straordinario, in attesa dell’elezione di sindaco e Consiglio; comprende 8 frazioni e nel suo territorio ricade l’aeroporto di Birgi.

Quasi in contemporanea, Stefano Caio, Amministratore delegato di Saipem, leader dell’attività di ingegneria e delle  infrastrutture, conversando a Milano con i giornalisti – a margine della presentazione dei conti annuali agli analisti finanziari – fa sapere che crede all’attraversamento dello Stretto di Messina con un tunnel sottomarino e galleggiante con infrastrutture innovate. Un progetto fattibile dopo lunghi anni di studi tecnici e che, una volta che sarà attuato verrà proposto – ha detto Caio – anche in altre parti del mondo. In questi tempi di Covid e restrizioni fa bene respirare aria di speranza che circonda la Sicilia e i siciliani tutti, come fosse un meraviglioso palliativo ai tanti problemi sociali, economici, aziendale dibattuti per anni senza una soluzione complessiva; il sogno del ponte sullo Stretto di Messina è ormai storico, la cui prima traccia risale agli anni ‘60 quando si diceva che era pronto il progetto per realizzarlo.

Addirittura è ultra secolare la mancata realizzazione di frazioni territoriali accorpati in Comuni idonei, e senza pericolose infiltrazioni “contra legem”, a garantire e a incentivare lo sviluppo socioeconomico locale, intenti lodevoli se fossero stati, nel lungo tempo, realizzati, finendo invece nella corposa questione siciliana dibattuta, a ciclo continuo, in mastodontiche conferenze politiche per controbilanciare l’allarme dei sindacati regionali nell’ambito del loro Piano per lo sviluppo economico non solo della Sicilia ma di tutto il Mezzogiorno d’Italia. Finanziamenti Stato-Regioni sono caduti a pioggia sull’intero Sud, sin da quando era stata istituita la contestata (da Regioni del Nord)  “Cassa per il Mezzogiorno”,  nell’inerzia politica ancorata ad antichi principi secondo cui il Sud era un’amara terra difficile da gestire.

Oggi, nell’approssimarsi delle elezioni Amministrative, è ritornato il clima del fare – come speranza di rinnovamento per le antiche e malconce frazioni che dovrebbero essere accorpate a nuove Amministrazioni comunali – in progetti infrastrutturali rimasti ad ammuffire negli archivi e con nuove risorse per l’agricoltura; si tornerà a dibattere il problema degli scambi commerciali dal Sud al Nord e verso le comunità europee, mentre cade nel vuoto quanto è emerso nel gennaio 2020 da una indagine dei sindacati isolani sull’aumento, in scala nazionale, del 1.306,87%, nel 2020,  delle ore di cassa integrazione, e sul lavoro andato perduto per l’8% dei lavoratori, causa restrizioni anti-Covid.

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