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Sono stati 4 i parossismi che a febbraio hanno interessato l’Etna. Tra il 20 e il 21 si sono verificate fontane di lava che hanno superato i mille metri. I dati ottenuti nei laboratori dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, attraverso l’analisi dei vetri dei prodotti eruttati dai parossismi del 16, 18 e 19 febbraio, indicano che il magma coinvolto è sempre dello stesso tipo ed è uno dei più “primitivi” fra quelli emessi nel corso delle eruzioni del Cratere di SE negli ultimi 20 anni.
Con “primitivo” si intende una composizione poco cambiata rispetto a quella del mantello (terrestre) dove si sono formati. Quelli degli ultimi decenni sono di tipo basaltico, ciò sta a significare che il sistema di alimentazione più superficiale del vulcano è attualmente permeato e raggiunto da magmi provenienti da maggiori profondità ancora ben ricchi dei gas originari e dunque (più) capaci di originare e sostenere quelle meravigliose fontane di lava che ormai tutto il mondo ha visto. Sono in atto ulteriori rilievi per identificare e campionare il materiale eruttato durante la fontana dell’ultima notte.