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Il Vaticano apre a gay e trans: sì a battesimo, padrini e testimoni di nozze

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Il Vaticano apre ai trans, che potranno essere battezzati, e ai gay che potranno fare da padrini o testimoni di nozze. Lo ha stabilito il Dicastero per la Dottrina della Fede.  “Un transessuale, che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di riattribuzione di sesso, può ricevere il battesimo, alle medesime condizioni degli altri fedeli, se non vi sono situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli. Nel caso di bambini o adolescenti con problematiche di natura transessuale, se ben preparati e disposti, questi possono ricevere il Battesimo”.

Questo quanto stabilito dal Dicastero per la Dottrina della Fede in risposta a dei quesiti – arrivati lo scorso 14 luglio – tramite una lettera di monsignor José Negri, Vescovo di Santo Amaro in Brasile, con alcune domande riguardo alla possibile partecipazione ai sacramenti del battesimo e del matrimonio da parte di persone transessuali e di persone omoaffettive. La lettera di risposta è controfirmata dal Papa. Un altro quesito chiedeva se un transessuale può essere testimone di un matrimonio. “Non c’è nulla nella vigente legislazione canonica universale che proibisca ad una persona transessuale di essere testimone di un matrimonio”, la risposta dell’ex Sant’Uffizio.

E ancora, si chiedeva al dicastero per la Dottrina della fede se due persone omoaffettive possono figurare come genitori di un bambino, che deve essere battezzato, e che fu adottato o ottenuto con altri metodi come l’utero in affitto? ”Perché il bambino venga battezzato ci deve essere la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica”, la risposta. Una persona omoaffettiva e che convive può essere padrino di un battezzato? “A norma del can. 874 § 1, 1o e 3o CIC, può essere padrino o madrina chi ne possegga l’attitudine e conduce una vita conforme alla fede e all’incarico che assume”.

Diverso è il caso in cui la convivenza di due persone omoaffettive “consiste, non in una semplice coabitazione, bensì in una stabile e dichiarata relazione more uxorio, ben conosciuta dalla comunità”, scrive il dicastero della Dottrina della fede. “In ogni caso, la debita prudenza pastorale esige che ogni situazione sia saggiamente ponderata, per salvaguardare il sacramento del battesimo e soprattutto la sua ricezione, che è bene prezioso da tutelare, poiché necessaria per la salvezza”.

“Nello stesso tempo, occorre considerare il valore reale che la comunità ecclesiale conferisce ai compiti di padrino e madrina, il ruolo che questi hanno nella comunità e la considerazione da loro mostrata nei confronti dell’insegnamento della Chiesa. Infine, è da tenere in conto anche la possibilità che vi sia un’altra persona della cerchia famigliare a farsi garante della corretta trasmissione al battezzando della fede cattolica, sapendo che si può comunque assistere il battezzando, durante il rito, non solo come padrino o madrina ma, altresì, come testimoni dell’atto battesimale”. 

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