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Enrico Letta al dibattito del Pd Sicilia: “La crisi politica mina l’immagine del Paese” |VIDEO

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“È incredibile e irresponsabile quello che sta avvenendo nel nostro Paese, avvitato in una crisi di governo che gli italiani non capiscono figuriamoci quelli che vivono in altri Paesi. Trovo grave che nella discussione di questi giorni non vi sia la capacità di legare il senso della crisi a strategie politiche e di prospettive. Vedo solo fazioni e rappresentazioni di interessi di parte, tutto il contrario di ciò che aveva detto il presidente della Repubblica nel suo accorato intervento di fine anno. Spero che la crisi si risolva in breve tempo, massimo 48 ore. Altrimenti il rischio concreto sarebbe un danno irreparabile per l’Italia che tornerebbe ad avere l’immagine di un Paese inaffidabile in un momento così delicato in cui bisogna contrastare la pandemia e varare atti fondamentali come il Recovery plan”. Lo ha sostenuto Enrico Letta, già presidente del Consiglio dei ministri e attuale preside della Paris School of International Affairs, intervenendo questo pomeriggio al dibattito “Politica e politiche europee: Quanto è importante Bruxelles per la Sicilia”, organizzato dal PD Sicilia, che si è svolto sulla pagina Facebook del Partito Democratico Siciliano.

L’evento è stato introdotto dal segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo. Sono intervenuti, oltre a Enrico Letta, l’eurodeputato Pietro Bartolo, Brando Benifei, capo delegazione del PD al Parlamento Europeo e la deputata Lia Quartapelle. Promotore e moderatore, Valerio Bordonaro, direttore dell’associazione “Italia-Asean” e analista di politica internazionale.

“L’Europa è fondamentale per lo sviluppo della nostra Isola. Le ingenti risorse economiche – ha detto Barbagallodisponibili sono decisive per creare lavoro, migliorare le infrastrutture, creare ricettività, modernizzare le imprese. Purtroppo dobbiamo registrare la incapacità di spendere questi soldi, da parte del governo regionale, proprio in settori nevralgici come Turismo, Ambiente e Beni culturali: è infatti dei giorni scorsi – ha aggiunto – la certificata difficoltà del governo regionale non solo di avviare progetti credibili ma anche di rendicontare le spese a Bruxelles. Fiumi di finanziamenti per le casse regionali che la Regione rischia di dovere restituire. Musumeci deve attivarsi per far si che – se davvero, come dice, tiene alla Sicilia – questo non avvenga. Sarebbe un disastro, l’ennesimo di un governo che tira a campare con annunci a cui non seguono atti concreti”.

Il capo delegazione del PD a Bruxelles, Brando Benifei ha sostenuto che: “Il Recovery plan è un’opportunità straordinaria per superare i divari tra i Paesi europei ma anche tra i vari territori all’interno dello stesso paese. Questa occasione è fondamentale – ha spiegato – anche per la Sicilia, una regione con straordinarie potenzialità da sviluppare con una stagione di riforme che guardi al futuro delle nuove generazioni”.

“Il Recovery Plan per la Sicilia – ha sottolineato Pietro Bartolo, eurodeputato e vicepresidente della Commissione LIBE a Bruxelles è una manna dal cielo. E si potrà interconnettere con quelle misure che, per esempio, sono state sostenute nel Piano per il Sud del ministro Provenzano. Mi riferisco alle recenti misure della fiscalità di vantaggio per il lavoro, il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali, la riforma della Strategia Nazionale per le Aree Interne e un grande piano di rigenerazione amministrativa per ringiovanire e rafforzare la Pubblica Amministrazione. La Sicilia, per sventura ma anche per debolezza storica delle forze progressiste, in mano alla destra, ha anch’essa un’occasione storica”.

Secondo Lia Quartapelle, deputata e componente della commissione Esteri alla Camera, “L’Europa non è solo uno spazio, ma anche una prospettiva. Stare in Europa, confrontarsi con le buone pratiche degli altri paesi europei, è una grande opportunità anche per stimolarci a fare meglio. In Italia, e in Sicilia nello specifico, ad esempio semplificando le pratiche amministrative – ha concluso – e quindi con una idea di cittadinanza più partecipata e vicina. E così anche in altri paesi europei, soprattutto a est”.

 

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