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Ragazza morta a Caccamo, il fidanzato portato in carcere: “Contraddizioni nel suo racconto”

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Pietro Morreale, il 19enne accusato dell’omicidio di Roberta Siragusa, trovata morta ieri in un burrone a Caccamo, Palermo, è stato condotto in carcere a Termini Imerese. Per la Procura locale è stato lui ad uccidere la 17enne, e dopo avrebbe tentato di bruciarne il corpo. Per lui è scattato il fermo per omicidio volontario e occultamento di cadavere. La decisione al termine di un interrogatorio fiume durato tutta la notte.

“Pezzo di merda”. È solo uno degli insulti rivolti da un gruppetto di giovani davanti al cancello della caserma di Termini Imerese (Palermo) a Pietro Morreale. “Non doveva ucciderla – dice Andrea di 19 anni- neanche gli animali fanno questo. Spero che almeno finisca all’ergastolo”. E un altro: “Tanto tra venti anni e già fuori e ha tutta la vita davanti – dice – invece lei è sotto terra ad appena 17 anni”. Una ragazza si aggrega al gruppo e dice: “Non gli devono dare da mangiare in carcere, deve morire di fame. È un animale”.

“Le indagini hanno fatto emergere diverse incongruenze nella ricostruzione dei fatti”. A spiegarlo sono i carabinieri della Compagnia di Termini Imerese. Gli accertamenti sulla morte della vittima sono andati avanti tutta la notte e i militari hanno sentito le persone che nelle ultime ore avevano avuto contatti con lei. Morreale, che ieri mattina si è presentato in caserma indicando agli investigatori il luogo in cui è stato trovato il corpo semi carbonizzato di Roberta, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

I familiari della vittima in queste ore sono assistiti dal servizio psicologico messo a disposizione dall’Arma dei carabinieri. Il corpo della ragazza, invece, è stato portato all’Istituto di medicina legale del Policlinico ‘Paolo Giaccone’ di Palermo dove nei prossimi giorni verrà effettuato l’esame autoptico.

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