“Si dovrebbero sviluppare politiche attive invece la tendenza è quella di usare la cig al posto della Naspi”. Il 31 marzo, salvo proroghe, terminerà il blocco dei licenziamenti e stime diverse concordano sull’indicare i posti di lavoro a rischio nella cifra di 1 milione. “A luglio saranno ancora di più e altri si aggiungeranno in parallelo con le proroghe del blocco. E le aziende si guarderanno bene dall’assumere“, sottolinea Giuliano Cazzola, giuslavorista ed esperto di politiche del lavoro.
“Intanto un milione di posti di lavoro li abbiamo già persi. I dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps – assunti dal XXII Rapporto del Cnel sul mercato del lavoro – confermano il forte calo delle posizioni di lavoro causato dalla pandemia“, ricorda Cazzola che precisa: “Tra gennaio e luglio di quest’anno sono state create circa 926 mila posizioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Il calo – sempre secondo il Cnel – è dovuto interamente alla marcata flessione delle assunzioni (soprattutto a tempo determinato) che ha interessato quasi tutti i settori”.
“Certo – ricorda Cazzola – è altrettanto vero che le cessazioni non sono aumentate rispetto al 2019, in parte a causa della stessa contrazione delle assunzioni e soprattutto per effetto del blocco temporaneo dei licenziamenti e per l’estensione della cassa integrazione. Quanto alla riforma degli ammortizzatori sociali, le prestazioni devono essere correlate allo sviluppo di politiche attive”.
“La tendenza invece è quella di usare la cig al posto della Naspi. Molto meglio rafforzare la tutela della disoccupazione (in vista di una possibile ricollocazione) piuttosto che spendere miliardi nella cig in difesa di posti di lavoro che nella realtà non esistono più e non potranno essere resuscitati, perché cambiano le professionalità necessarie. La politica dei ristori – conclude – va superata anche nel mercato del lavoro”.