“Subito vaccini per gli agenti di polizia penitenziaria, le detenute e i detenuti, gli operatori carcerari e per coloro che entrano negli istituti di pena per motivi di difesa. La protezione deve essere più rapida laddove la vulnerabilità è maggiore”. Lo dichiarano Anthony Barbagallo, segretario regionale del PD Sicilia, Marco Guerriero, componente della segreteria regionale e Maria Grazia Leone, responsabile dipartimento Diritti, unendosi all’appello lanciato da Mauro Palma, presidente dell’Autorità Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e da Liliana Segre, senatrice a vita.
“Inserire tra le priorità la vaccinazione nelle carceri – continuano i dirigenti democratici – assume carattere di emergenza dal momento che si tratta di luoghi particolarmente soggetti al rischio di diffusione dell’infezione da Covid. Il comitato nazionale per la Bioetica, nel parere del 28 maggio ha definito ‘particolarmente critica’ la situazione carceraria, proprio perché critiche sono le condizioni di partenza”.
“Luoghi strutturalmente chiusi, carenti di spazi adeguati, dove peraltro, visti i numeri attuali delle presenze, la misura preventiva del distanziamento – aggiungono – risulta impossibile da mantenere e la convivenza forzata crea una costante promiscuità fra tutti i presenti”.
“Considerato, poi, che molti fra coloro che vivono il carcere sono liberi di uscire e di fare rientro alla loro vita ed ai loro affetti – direttori, direttrici, impiegati, medici, educatrici, avvocate e cappellani – l’aumento di contagi fra i detenuti finirà – spiegano Barbagallo, Guerriero e Leone – per ripercuotersi su di loro e inevitabilmente, per loro tramite, sulla comunità esterna”.
“Siamo di fronte ad un imperativo fondamentale della nostra Costituzione che in linea con la Carta dei diritti Umani, attribuisce il diritto alla tutela della salute di tutti, anche quando si trovano momentaneamente privi della libertà personale per motivi di Giustizia. Sono già state ridotte al minimo le visite, sospese le attività di supporto e le attività lavorative dentro e fuori dal carcere, di fatto sono state ridotte tutte le dinamiche che – concludono – potevano favorire il rischio del contagio, proviamo adesso a dare quello che serve per proteggere tutti definitivamente dal contagio”.