La polizia ha dato esecuzione al provvedimento di confisca di numerosi beni riconducibili a Salvatore Cataldo, nato a Carini (PA) il 02.01.1949, per un valore complessivo stimato di circa 10 milioni di euro. Con il medesimo provvedimento il Tribunale gli ha applicato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di 4 anni.
Le indagini economico – finanziarie condotte dall’Ufficio Misure di Prevenzione della questura di Palermo e dal G.I.C.O. della guardia di finanza di Palermo hanno permesso di individuare un cospicuo patrimonio costituito da imprese, beni immobili, veicoli e rapporti bancari di origine illecita in considerazione dell’esiguità delle risorse economiche dichiarate al Fisco e di un assetto patrimoniale squilibrato, in netto contrasto con le acquisizioni effettuate nel corso degli anni dallo stesso e dai componenti del suo nucleo familiare.
Imprenditore edile legato alla famiglia mafiosa di Carini ed in particolare al suo reggente, Vincenzo Pipitone, Salvatore Cataldo, dopo aver riportato condanna definitiva alla pena di tre anni di reclusione per il delitto di soppressione di cadavere, commesso nel 2006, è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo il 09.12.2010 e successivamente condannato con sentenza della Corte di Appello di Palermo del 23.07.2018 alla pena di otto anni e quattro mesi di reclusione per aver partecipato alle attività criminali della famiglia mafiosa di Carini, costituendo un punto di riferimento di quel territorio per le questioni legate al pagamento del pizzo e per aver messo a disposizione un proprio fondo per seppellire i cadaveri di Giovanni Bonanno e Bartolomeo Spatola, nonché per aver partecipato alla commissione di gravi fatti di sangue nel territorio di Carini.
Successivamente, è stato condannato dalla Corte di Assise di Palermo, in concorso con tre persone all’ergastolo per il duplice omicidio pluriaggravato di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, commesso nel 1999 su ordine di Salvatore e Sandro Lo Piccolo che li ritenevano responsabili della scomparsa di un loro familiare eliminato con metodo della lupara bianca.
La confisca nei confronti di Salvatore Cataldo riguarda 13 beni immobili tra fabbricati e terreni; 22 veicoli tra autovetture, motocicli, autocarri, mezzi speciali e rimorchi; 5 imprese attive principalmente nel campo edile e delle costruzioni (Impresa individuale CATALDO Salvatore, società Nuova Costruzioni di Sparacio Rosalia & C. s.a.s., D.C.C. s.r.l., GIVI Costruzioni s.r.l., 4Morsi Snack & Bar), nonché svariati rapporti finanziari.
Tra gli immobili confiscati vi è anche un ampio appezzamento di terreno, già lottizzato, nel comune di Carini sul quale, secondo la convenzione stipulata con l’Ufficio Tecnico del predetto comune, in adesione al progetto redatto ed approvato, avrebbe dovuto sorgere un complesso immobiliare composto da 12 ville bifamiliari e due ville quadrifamiliari.