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30ennale stragi, Morvillo: “Non sarò al bunker, personaggi inaccettabili”

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Alfredo Morvillo, fratello di Francesca Morvillo, la moglie del giudice Giovanni Falcone, domani (oggi per chi legge, ndr) diserterà la giornata conclusiva per le commemorazioni del trentennale delle stragi mafiose. Morvillo, magistrato in pensione, non andrà né al bunker, che sarà intitolato a Falcone e Borsellino, alla presenza del Capo dello Stato, né al Teatro Massimo dove di sera si terrà il Requiem per le vittime di mafia. “In una giornata dedicata solennemente a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non si può accettare di condividere questo momento con personaggi, inevitabilmente invitati, che non hanno nulla a che fare con i nostri amatissimi indimenticabili giudici”, dice Morvillo. “Personaggi che, dall’alto delle loro responsabilità istituzionali, non tralasciano di mandare alla cittadinanza messaggi di pacifica convivenza con ambienti notoriamente in odore di mafia, riconoscendo a soggetti, che hanno stretto accordi con la mafia, piena legittimazione etica e sociale, così calpestando il ricordo di chi per la lotta alla mafia ha dato la vita”, conclude Morvillo.

Lo scorso giugno, in vista delle elezioni comunali, l’ex Procuratore di Trapani, aveva lanciato l’allarme su alcuni personaggi politici condannati per mafia, come Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, che avevano appoggiato il candidato, poi eletto, Roberto Lagalla. E alle regionali il candidato Renato Schifani, che poi ha vinto le elezioni. “Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono”, ha detto l’ex magistrato replicando a Cuffaro che aveva detto: “Credo di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero cittadino e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza”. 

Il problema, secondo Morvillo “è che c’è una Palermo che gli strizza l’occhio dimenticando cosa rappresenta”, ossia “una persona che è stata condannata per un reato di favoreggiamento alla mafia”. Insomma, “lui ha diritto di fare quello che vuole”, sono gli altri che, sapendo della sua condanna “continuano a cercarlo”, in una città “in cui in questi giorni si parla di gente che ha sacrificato la vita per contrastare quegli ambienti – ha concluso – e quel signore lì è stato condannato per averli favoriti”. Lagalla, dopo le polemiche sollevate in seguito alle parole di Morvillo, aveva replicato: “Posso ben dimostrare nel mio curriculum, nella mia vita e nella storia personale di non avere mai avuto niente a che fare con la mafia”. Domani (oggi per chi legge, ndr) Lagalla sarà all’aula bunker e la sera al teatro Massimo di Palermo.

 

Fonte: Adnkronos, articolo di Elvira Terranova

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