Due cittadini del Senegal, accusati di essere gli “scafisti” che hanno condotto il barchino in ferro, partito dalla Tunisia il 19 ottobre 2022, sul quale a bordo sono morti bruciati i piccoli Alina e Mael, di dieci mesi e un anno, dopo 3 giorni di navigazione verso Lampedusa, sono stati fermati su disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento. Il fermo dei due indagati è stato convalidato oggi dal gip Stefano Zammuto.
Migranti, bimbi morti nell’esplosione sul barcone: “Un incubo, l’Ue agisca”
“È stato possibile ricostruire i fatti e individuare i presunti responsabili – dice il Procuratore facente funzione Salvatore Vella – grazie all’attento lavoro d’indagine svolto sull’isola dall’esperto personale della Squadra Mobile di Agrigento, guidato dal funzionario Giovanni Minardi, con l’indispensabile aiuto dei due interpreti messi a disposizione del Ministero dell’Interno che hanno consentito di acquisire le dichiarazioni di cittadini del Ghana e della Costa d’Avorio, trasportati a bordo, che hanno collaborato con gli inquirenti”.
I due senegalesi di 24 e 33 anni sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata e morte come conseguenza di altro reato, per aver condotto il barchino in ferro con l’aiuto di una bussola, con a bordo originariamente circa 36 cittadini sud-sahariani di varie nazionalità, al fine di farli entrare illegalmente in Italia, mettendo a rischio la loro vita per le pessime condizioni del piccolo scafo in metallo e il sovraffollamento dell’imbarcazione.
“Durante la navigazione – ricorda Vella – le pessime condizioni del motore e l’imperizia dei due ‘scafisti’ hanno portato purtroppo alla morte di diversi migranti (almeno una donna oltre i due piccoli) e al ferimento per ustioni gravi grave di altri 2 migranti La notte del 21 ottobre il motore fuoribordo del barchino si è fermato. Uno dei due ‘scafisti’, nel tentativo di farlo ripartire, ha provocato delle scintille che hanno innescato accidentalmente la benzina che si trovava a bordo dello scavo”.
Questa sarebbe stata versata durante la navigazione dai serbatoi ausiliari di fortuna alla tanica del motore che ha preso fuoco “causando ulteriormente l’esplosione delle taniche ancora piene di benzina e un incendio a bordo nel quale sono morti i piccoli Mael e Alina”. L’esplosione ha provocato la caduta di alcuni migranti fuoribordo e altri sono rimasti feriti con ustioni di vario grado. “L’incendio è stato domato con grandi difficoltà dai migranti rimasti” sul barcone “utilizzando l’acqua di mare”, dice ancora il Procuratore Salvatore Vella. “Le indagini sono ancora in corso e la responsabilità dei due indagati non è ancora stata definitivamente accertata”.