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Beni per un valore di 100 milioni di euro sono stati confiscati al costruttore Gaspare Finocchio, 89 anni, vicino ai Graviano e alla famiglia mafiosa di Trabia. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo su richiesta della procura ed eseguito dalla guardia di finanza.
Confiscate 6 imprese; 377 immobili, tra i quali spiccano i complessi realizzati nel quartiere Brancaccio di Palermo e i villini di Torre Roccella a Campofelice di Roccella; 17 rapporti finanziari.
Le indagini avrebbero messo in evidenza il legame di Finocchio, condannato nel 2007 a 7 anni e 3 mesi di reclusione, con Cosa nostra e in particolare il suo ruolo di imprenditore legato alla famiglia mafiosa di Trabia in favore della quale avrebbe, secondo le evidenze giudiziarie e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, “subordinato la sua attività di costruttore, facendosi volutamente artefice di operazioni di reinvestimento dei proventi dell’attività illecita di tale compagine criminale”.
Secondo il pentito Antonino Giuffrè, “la costa da Buonfornello a Campofelice è stata terra di conquista e di scempio” per la mafia che in quegli anni investiva nella provincia e proprio in tale ottica il costruttore aveva accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni della famiglia Rinella.
Altri collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Contorno, Tullio Cannella, Giovanni Brusca e Giovanni Drago, hanno sostenuto che Finocchio fosse socio in affari o comunque un imprenditore “vicino” ad altri autorevoli esponenti mafiosi di Cosa nostra palermitana, tra cui i Graviano. Gli accertamenti economico-patrimoniali conditti dal Gico hanno evidenziato una sproporzione, che negli anni 90 ammontava a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo ed i redditi dichiarati dal costruttore e dai soggetti ritenuti suoi prestanome.
