“Quella che è stata compiuta è un’ingiustizia, perché non ci sono ragioni che giustifichino questo durissimo e gravissimo atto di ostilità”. Il Vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, a quasi 100 giorni dal sequestro dei 18 marittimi mazaresi, trova parole dure per definire l’azione compiuta dall’esercito di Haftar.
“Quello che fino ad ora è stato consentito ai familiari”, dice riferendosi alle due brevi telefonate consentite tra i parenti e i sequestrati “è davvero troppo poco. Ora diciamo basta: è ora che chi di dovere intervenga, anche con corpi speciali, affinché i pescatori possano fare rientro nelle loro famiglie”.
Per monsignor Mogavero il “caso” dei 18 pescatori riporta alla luce l’annosa questione delle acque internazionali: “Chi ha la responsabilità deve impegnarsi affinché questi episodi non si ripetano più; in altri tempi abbiamo tollerato episodi simili che si sono conclusi in tempi molto più ravvicinati. Adesso diciamo che è stata superata ogni misura”.
La Diocesi guidata da monsignor Mogavero sin dalle prime settimane dopo il sequestro è stata a fianco i familiari dei 18 pescatori (cattolici e musulmani), pagandole utenze domestiche e sostenendo anche l’acquisto di beni di prima necessità per i bambini delle coppie giovani i cui mariti sono sequestrati in Libia.
I diciotto marittimi di Mazara del Vallo sono in stato di fermo a Bengasi dall’1 settembre, data in cui sono stati bloccati a bordo dei pescherecci Antartide e Medinea durante una battuta di pesca in un tratto di mare a nord della città libica. Le imbarcazioni sono state sequestrate dalle milizie del generale Haftar.
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