In un tempo segnato da una “verità decodificata” ogni “dissidenza” è un fatto “positivo”. Il giornalista, scrittore e intellettuale di destra Marcello Veneziani giudica così le polemiche che poco prima della Festa della Liberazione hanno coinvolto l’Anpi e il suo presidente Gianfranco Pagliarulo. Polemiche nate dalle posizioni assunte dall’Associazione che rifiuta la presenza delle bandiere della Nato nelle sfilate del 25 aprile e che si è detta contraria all’invio delle armi all’Ucraina.
Veneziani, che ha seguito “con distaccato divertimento” il dibattito pubblico, rimarca però che è “grottesco pensare che ci possa essere l’Anpi senza i partigiani. Il mainstream ha scoperto solo adesso – osserva – che l’Anpi non formata da partigiani non ha nessun titolo per parlare a nome della Resistenza. Inoltre, scoprono solo adesso che sostiene cose difformi rispetto alla verità codificata dei nostri giorni. Bisogna dire per forza quella verità, altrimenti si è fuori”.
La tesi sposata dal’Anpi di fronte alla guerra in Ucraina e al comportamento da tenere da parte delle democrazia occidentali “mi è parso un fatto comunque positivo anche perché in un’epoca di uniformità in cui sta sparendo ogni pensiero divergente, ogni dissidenza, vedere qualunque soggetto che esprima un’opinione diversa, argomentandola, credo sia un fatto positivo. Poi nello specifico si può concordare o dissentire, si può ritenere velleitario il pacifismo. Però non si può negare che c’è una coerenza di posizione anche rispetto a quello che avevano sostenuto ai tempi in cui attaccavano l’Ucraina parlando appunto della presenza nazista all’interno del Paese”.
“È curioso – riflette Veneziani – che questo all’epoca sia passato inosservato e pacifico perché magari quasi tutti la pensavano in quel modo. Adesso che i nazisti presunti sono diventati i salvatori del mondo allora diventa un’affermazione che bisogna deplorare. Mi sembra curioso questo trasformismo globale”, conclude Veneziani.