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Secondo i carabinieri sarebbe Agostino Giocondo il capo della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, nel Palermitano, decimata questa mattina dagli uomini dell’Arma che hanno eseguito nove arresti su richeista della Dda. Il boss avrebbe organizzato con il pugno di ferro le attività di Cosa nostra: racket, armi, droga “curando il mantenimento dell’ordine pubblico sul territorio e adoperandosi, in modo paritetico ad altri sodali oggi arrestati, per la risoluzione di svariate controversie tra privati, in alternativa allo Stato”. Lo sostengono gli inquirenti aggiungendo che Giocondo si adoperava anche per mantenere le famiglie dei detenuti.
In un episodio si sarebbe messo in mezzo con tutto il suo peso per la restituzione della refurtiva sottratta a un commerciante facente parte della famiglia mafiosa, finito in manette anche lui oggi. Con questi metodi avrebbe influenzato l’economia locale circoscrivendo pure la possibilità di esercizio ad aziende concorrenti degli “amici”. L’inchiesta è nata dopo tre omicidi avvenuti negli ultimi tre anni a Belmonte Mezzagno. Una scia di sangue iniziata il 10 gennaio 2019 con l’agguato in cui morì Vincenzo Greco, trovato nella propria auto crivellato da colpi di pistola. Nel mese di maggio successivo, l’omicidio di Antonio Di Liberto assassinato con lo stesso modus operandi: anche lui è stato colpito da una raffica di proiettili mentre di trovava a bordo della propria auto.
Nel dicembre del 2019, invece, Giuseppe Benigno riuscì a sfuggire alla trappola che gli era stata tesa, raggiungendo l’ospedale Civico di Palermo. Due uomini su uno scooter lo avevano affiancato esplodendo 9 colpi di pistola andando a segno solo due volte e ferendolo alla spalla. Nel febbraio 2020, infine, l’ultimo omicidio, quello di Agostino Alessandro Migliore, fratello di Giovanni, considerato uomo d’onore della famiglia di Belmonte Mezzagno e attualmente in carcere. Era uscito da casa quando fu raggiunto da dodici colpi di pistola.
Ora gli investigatori parlando “di un contesto territoriale caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza ed all’uso delle armi”. Delle armi a disposizione della cosca di Belmonte Mezzagno oggi ne sono state ritrovate due un fucile da caccia marca Winchester calibro 12 con matricola parzialmente punzonata e un revolver calibro 38 special Smith &Wesson con matricola abrasa.