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È morto il giudice di Pisa, fu accusato nel caso del “corvo di Palermo”

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È morto, dopo una lunga malattia il giudice Alberto Di Pisa, ex procuratore a Marsala, membro del pool antimafia voluto da Rocco Chinnici e tra i giudici del maxiprocesso di Palermo. Era stato ricoverato all’ospedale cervello di Palermo, dopo la morte cerebrale ieri era stato trasportato a casa. Di Pisa aveva 79 anni, aveva lasciato la magistratura nel 2015 per limiti d’età dopo esservi entrato nel 1971 come pretore a Castelvetrano, poi il trasferimento a Palermo. Dal 1982 fece parte del Pool antimafia, ideato da Rocco Chinnici, fu tra i giudici che istruirono il maxiprocesso di Palermo dove è stato anche procuratore generale aggiunto.

Coinvolto nella vicenda del “Corvo di Palermo” fu condannato in primo grado a un anno e mezzo, nel 1992. L’Alto commissario per la lotta alla mafia Domenico Sica, lo indicò come l’autore dei messaggi anonimi inviati ai magistrati Giovanni Falcone, Giuseppe Ayala e Pietro Giammanco, al capo della polizia Vincenzo Parisi e al questore Gianni De Gennaro. Per Sica, era sua l’impronta digitale lasciata su uno dei messaggi. Assolto in via definitiva nel 1993 “per non aver commesso il fatto”, anni dopo Di Pisa dichiarò che le impronte furono falsificate per coprire il pentito di mafia Totuccio Contorno.

Nel 2003 fu nominato procuratore della Repubblica di Termini Imerese, nel 2008 del tribunale di Marsala. Qui si occupò del caso della sparizione di Denise Pipitone, a Mazara del Vallo a settembre 2004. In una delle ultime apparizioni in tv aveva detto di essere convinto “al 90%” che la bambina vista a Milano, da una guardia giurata, ad ottobre dello stesso anno fosse proprio lei. Nella stessa occasione, Di Pisa disse che, 20 anni prima, ascoltando una intercettazione, aveva giudicato il comportamento di Anna Corona, madre della sorellastra della bambina, non spontaneo e che aveva fatto molte domande sugli spostamenti alla figlia perché “sapeva di essere ascoltata”.

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