“Vaccinarsi fa la differenza per tutelare la salute della madre e del futuro nascituro”, lo ha detto oggi nel corso della seconda giornata dei lavori del congresso Aogoi (Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri Italiani), il segretario regionale Salvatore Incandela, primario di Ginecologia e Ostetricia dell’Asp di Agrigento. “In Sicilia circa 9mila degenti sono state vaccinate almeno con la prima dose, questo consente di preservare la salute della gestante e del futuro neonato”. L’istituzione sanitaria è sempre attiva nel processo di apertura e di dialogo con il territorio.
Al congresso era presente infatti anche l’assessorato regionale della Salute attraverso i lavori di Daniela Segreto, referente regionale della Medicina di Genere (MdG) e dirigente dell’Ufficio speciale della comunicazione per la Salute: “Continua l’impegno dell’assessorato Salute, scaturito anche da un obbligo di legge, che è quello di applicare e divulgare l’importante tema della Medicina di genere, ma anche quello della promozione della salute e dei corretti stili di vita. Questo convegno, organizzato da Aogoi, è la sede ideale per continuare nelle nostre attività di prevenzione e parlare di un approccio specifico in tutte le branche della medicina come modello di contrasto alle diseguaglianze di salute”.
L’endometriosi e le sue problematiche è stato uno degli argomenti al centro dei lavori: in Sicilia proprio quest’anno è nata una rete regionale a supporto di questa patologia: “Per quanto riguarda l’endometriosi – ha sottolineato Laura Giambanco – responsabile di Ostetricia e Ginecologia del Sant’Antonio Abate di Trapani – parliamo di un ritardo diagnostico di circa sette anni dalla comparsa del sintomo, perché quest’ultimo può sfuggire trattandosi fondamentalmente di dolori mestruali molto intensi che peggiorano di mese in mese e che possono comparire subito dopo la prima mestruazione e quindi dai 12 ai 14 anni”.
“Sembra incredibile – continua – che vi sia questo ritardo diagnostico, ma deriva anche dal retaggio culturale secondo cui il ciclo mestruale deve essere doloroso, o magari la ragazza non vuole andare a scuola o cerca di attirare l’attenzione, quindi la famiglia non si rivolge, come invece dovrebbe, al medico di base o a un ginecologo. Per questa patologia non si può fare una vera propria prevenzione, ma si può lavorare sulla diagnosi precoce per instaurare una terapia quanto prima possibile per rallentare la progressione della malattia ed evitare le conseguenze nefaste come, ad esempio, la sterilità”.