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Messina, rimborsi gonfiati alle cliniche: “Al centro la ex dirigente dell’Asp”

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L’ex dirigente dell’Asp di Messina (oggi in pensione e quindi non destinataria di misura cautelare) sarebbe al centro dell’inchiesta della Procura dello Stretto sui rimborsi gonfiati alle cliniche private. La donna, M.F. 65 anni, già a capo del Nucleo operativo di controllo dell’Asp di Messina, è indagata per truffa aggravata ai danno dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico, falso e corruzione. Il gip la descrive come un soggetto che, “forte di una consolidata esperienza amministrativa e burocratica“, si è dimostrata “dotata di una pervasiva capacità di orientare l’impatto della macchina amministrativa”, con “atteggiamento spregiudicato, piegandola a interessi di parte in funzione di un tornaconto personale”.

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Le intercettazioni avrebbero evidenziato come la dirigente vantasse un “rapporto privilegiato e di cointeressenza” con i vertici delle case di cura coinvolte nell’inchiesta e, in particolare, con E.M. di 82 anni, della C.G. Spa e la G. Spa, società che avrebbero ricevuto dal Sistema sanitario rimborsi per 423.934 euro. Le indagini avrebbero accertato come la donna avesse fornito ad un medico, dipendente della G. Spa e indagato per accesso abusivo a sistema informatico, le proprie credenziali riservate al sistema ‘Qualità Sicilia Ssr’ in modo da consentirgli di inserire, indebitamente i dati relativi alle procedure di verifica sulle cartelle cliniche.

Gli altri due destinatari di misura cautelare sono un calabrese di 63 anni, direttore sanitario della Casa di cura gestita dalla Cot Spa che avrebbe ricevuto rimborsi per 364.415,77 euro (indagato anche per accesso abusivo al sistema informatico) e un messinese di 51 anni, socio della casa di cura V.S. destinataria di rimborsi per 655.063,55 euro. Per i tre è stato disposto il divieto per quattro mesi di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire incarichi apicali nell’ambito di imprese e persone giuridiche. L’ex dirigente dell’Asp di Messina avrebbe intrattenuto “rapporti privilegiati” anche con altre case di cura. La C.R., per la quale sono stati documentati accessi abusivi al sistema informatico da parte di due dipendenti indagati nell’inchiesta, avrebbe incassato rimborsi per 259.866,47 euro.

La casa di cura S.C. destinataria di 400.594,40 euro e una terza casa destinataria di 899.215,35 euro. L’ex dirigente si sarebbe avvalsa della collaborazione di 14 dipendenti del suo ufficio tutti indagati per falso. Dalle indagini emergerebbe che la donna dava indicazioni ai suoi collaboratori su cosa scrivere o non far rilevare in sede di ispezione delle case di cura, come ad esempio la carenza di personale in orario notturno. “No, non scriverla come criticità… non la… non la scrivere…” diceva ai suoi collaboratori, oppure “fate delle interviste ai pazienti… insieme al direttore sanitario… però fallo col direttore sanitario così hanno una remora nel…. ok ci siamo capiti…”.

L’ex dirigente si sarebbe anche macchiata di altri ipotesi di reato che il gip definisce “mercimonio della funzione pubblica”. Fra questi l’aver sollecitato un “miglioramento del trattamento economico del figlio”, dipendente della casa di cura G.S. Spa. L’ex dirigente avrebbe anche ricevuto in regalo gioielli dalla stessa casa di cura. La donna avrebbe chiesto l’assunzione del compagno di una sua collaboratrice amministrativa alla Casa di cura gestita dalla Cot Spa e avrebbe chiesto e ottenuto un’altra assunzione presso un’altra casa di cura.

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