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Mafia, confisca di beni da 500mila euro al “re del pellame” del Messinese

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Beni per un valore di mezzo milione di euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia, su proposta del Tribunale di Messina a un noto imprenditore di Naso (Messina), attivo nel settore della macellazione e commercializzazione del pellame. L’intero patrimonio confiscato nel 2021 all’uomo, in seguito all’attività investigativa svolta dalla Dia con la Direzione distrettuale antimafia di Messina, guidata da Maurizio De Lucia, ammonta a circa 9 milioni di euro.

L’ulteriore attività d’indagine avrebbe accertato come l’indagato avrebbe costituito, successivamente alla prima misura, un altro contesto societario per eludere la normativa antimafia. L’uomo, spiegano gli investigatori, è “storicamente legato ai clan mafiosi nebroidei, anche per la sua vicinanza a elementi di spicco della criminalità organizzata tortoriciana”.

Nel 2005 è stato condannato dalla Corte d’Appello di Messina per una “lucrosa e continuativa attività usuraria”. La sentenza è divenuta irrevocabile nel 2009. La vicenda traeva origine dalle illecite condotte poste in essere negli anni 1998/200Tra il 1998 e il 2000 nei confronti di un dipendente di banca, che aveva causato all’istituto di credito un dissesto economico per circa 76 milioni di vecchie lire attraverso la negoziazione di tre assegni. Il dipendente, nel tentativo di ripianare la situazione attraverso alcune ‘amicizie’, si era rivolto a diverse persone, tra le quali anche l’imprenditore per ottenere alcuni prestiti rilevatisi poi di natura usuraria.

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