Sono state depositate presso la cancelleria della Corte d’Assise di Caltanissetta le motivazioni della sentenza del processo a carico del superlatitante Matteo Messina Denaro, condannato all’ergastolo perché ritenuto tra i mandanti delle stragi mafiose del 1992. Sono oltre 1.100 pagine in cui si spiega la ragione della condanna emessa nell’ottobre del 2020 dalla Corte presieduta da Roberta Serio.
AUDIO| Messina Denaro, la voce del boss due mesi prima di diventare latitante
“Non conosco ancora il contenuto delle motivazioni – spiega il legale d’ufficio del boss, l’avvocato Salvatore Baglio – quindi non posso dire nulla al momento“. Secondo l’accusa, sostenuta in aula dall’allora procuratore aggiunto Gabriele Paci, oggi Procuratore a Trapani, il boss Matteo Messina Denaro avrebbe determinato all’interno di Cosa nostra “un clima di unanimità senza il quale il capomafia corleonese Totò Riina non avrebbe potuto portare avanti i suoi piani stragisti, se non a rischio di una guerra di mafia”.
“Non è sostenibile – aveva spiegato il magistrato durante la requisitoria, conclusasi con una richiesta di condanna all’ergastolo per il padrino latitante – che Totò Riina avrebbe comunque intrapreso quella strada senza avere il consenso di Cosa nostra, perché se ci fosse stato il dissenso dei vertici di una delle province ci sarebbe stata una guerra”.