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Green pass, dubbi, proteste e una lunga estate calda tra incendi e ribelli senza causa | EDITORIALE

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Il Green Pass che cambia – con altri divieti – la nostra vita finirà, tra qualche anno, nei testi di scuola: sarà materia di studio su come è trasformata la nostra quotidianità, come orientarsi  e che cosa fare in caso di calamità per diffusione di virus contagiosi; si studierà, come materia di insegnamento tra storia scientifica e nuove emozioni, sul progresso o meno della ricerca medica con riferimento alle responsabilità professionali schierate a favore della salute pubblica, oggi ruolo primario e istituzionale dal quale non può sottrarsi il Governo Draghi, e altri Governi che verranno nel prossimo futuro.

Ma come sempre accade, non mancano le polemiche sull’obbligatorietà dei provvedimenti varati, i dissidenti che protestano, e chi, tra commercianti, ristoratori, gestori di piscine, musei e centri culturali, rifiuta di assumere funzioni da “sceriffo” per il controllo se tutti hanno il certificato sull’avvenuta vaccinazione anti virus. Su questa onda, la Lega di Matteo Salvini, consapevole del proprio mezzo fallimento, è costretta all’equilibrismo tra le sue posizioni politiche e il ruolo istituzionale del Governo, mentre la Meloni di Forza Italia rimane delusa e con l’amaro in bocca (ma l’amarezza è anche per altre formazioni politiche e per alcuni Governatori regionali) nel sentirsi fuori da ogni intesa politica, e insiste sulla tesi secondo cui è in pericolo la libertà di scelta sull’uso del vaccino (però ha annunciato di essersi vaccinata e con il moderato Silvio Berlusconi che invita gli italiani a vaccinarsi) e sulle contraddittorietà sull’uso dello stesso Green Pass che rimane, al momento, escluso per alcuni settori.

La politica italiana continua a muoversi  in acque agitate, nonostante la popolazione stia dimostrando, con la sua corsa al vaccino, di accogliere senza indugio gli inviti e i provvedimenti governativi; i sindacati sono sulla linea della protesta per la mancanza di tutela nei posti di lavoro con conseguenti incidenti mortali in queste ultime settimane nel corso delle quali è avvenuto il colloquio del Presidente della Repubblica Mattarella con il ministro Orlando a cui ha sollecitato più accurata vigilanza sull’impiego corretto e secondo le norme antinfortunistiche di macchinari nelle fabbriche e aziende.

Si procede, pertanto, con l’andamento a ostacoli, abitudine alla quale non si rinuncia volentieri, e quindi ciò che si fa per il bene della salute pubblica appare gestito con farraginosità, senza alcuna costruzione per il futuro, quando, invece, dovrebbe indirizzare all’unità di intenti e di operosità responsabile, affinché la nostra quotidianità possa muoversi in sicurezza. A proposito di sicurezza, c’è da domandarsi come è stato possibile violare il nostro, e di altri Paesi europei, sistema informatico che ha colpito principalmente i dati sensibili inseriti in diversi piani vaccinali; indagano sulle responsabilità Fbi ed Europol, le nostre Procure e tecnici qualificati.

Ma quella politica che ama protestare anche per un nonnulla, ridimensiona sul grande rischio di violazione, autentico allarmante argomento del giorno unitamente alla sicurezza sul lavoro, agendo da bastian contrario alle proprie idee popolari di denuncia. E c’è un altro problema che assilla e che non prescinde dalla politica legislativa: la guerra ai piromani autori degli incendi boschivi e abitativi; l’ipotesi del dolo voluto con atti mafiosi – reato inserito nella nuova riforma della giustizia penale – si fa strada nell’ambito delle  indagini delle Procure, in Italia come in altri Paesi dell’Europa i cui territori sono stati distrutti, e continuano ad esserlo, dal fuoco. Un pericoloso disegno a livello europeo posto in essere ad ogni stagione estiva, a cui bisognerà porre rimedio con la caccia ai responsabili e con più accurata vigilanza e cura dei territori, prima che si arrivi a un altro anno di incendi sempre più indomabili.

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