Tra lavoro precario, posti cancellati, proteste, l’azione positiva della Sicilia contro l’abusivismo edilizio sulle nostre coste (leggere nostro editoriale dell’18 luglio) è stata portata a termine, anche per due voti a scrutinio segreto, come Cronaca di Sicilia ha reso noto. È segno di una nuova mentalità politica che matura, se pure lentamente, nell’interesse della legalità nell’Isola, come nel resto d’Italia, nell’ambito dell’interesse collettivo che condanna la chiusura di aziende, la disoccupazione e la crisi economica delle famiglie. La bocciatura dell’emendamento tendente a legalizzare l’abusivismo di immobili, costituisce, perciò, un fatto eccezionale non solo regionale per un ambiente tradizionalmente favorevole a tutto quanto ha sapore di speculazione, di accordi sottobanco, di favoritismi.
Su fronte generale dell’abusivismo e dei traffici illeciti c’è ancora molto da fare, una strada lunga e difficile da percorrere ma con la consapevolezza che “si può fare” il cambiamento come frutto del buon senso. Contro l’abusivismo e le speculazioni in genere, e contro il rischio di incendi boschivi, ora c’è attesa di risposta concreta alla lettera che 20 sindaci hanno inoltrato al Presidente del Consiglio Draghi per invocare più misure di controllo sui territori collinari minacciati, come anche qui da tradizione, da incendi e devastazioni del suolo, e più indagini per la identificazione dei piromani e loro mandanti, al fine di contrastare il sorgere di costruzioni abusive sui terreni devastati dal fuoco. L’allarme è generale, dalla Sicilia alla Puglia e Calabria, alla Campania, ed è solo attenuato da improvvisi temporali di inizio estate.
Si sospetta che dietro gli annuali, e in piena estate, incendi e devastazioni di boschi, ci sia la mano invisibile (ma non tanto) di clan delle periferie che spinge – mossa dall’imposizione, da motivi estortivi, dal ricatto – alla campagna della distruzione del territorio a fine speculativo e affaristico – che favoriscano, con la presunta complicità di amministrazioni comunali, le costruzioni abusive. Ma lo Stato è vigile, attento, pronto a debellare sul campo ogni illecito: è di questi ultimi giorni la notizia di blitz contro clan con fermi e arresti nelle borgate del Palermitano, che si distinguono per la loro presenza mafiosa mossa dal tentativo di ricostituire quella rete in cui nobili servitori dello Stato hanno sacrificato la loro vita.
Risorgono dall’ombra nomi di antiche famiglie mafiose già condannate al maxi processo a Cosa Nostra, con i loro eredi dell’attività criminale che si riorganizzano a seconda della “vecchia scuola”; è un giro vizioso da stroncare sul nascere, prima che il loro picco ne consolidi durezza e pericolosità, anche contro la libertà del pensiero e dell’educazione. Sul punto, consola che la generazione giovanile fa, con le sue proteste, da contraccolpo a qualsiasi manifestazione illegale e che la continua confisca dei beni ai mafiosi produce effetti positivi per la pacifica convivenza: ottimismo da tutelare e cullare, per cambiare pagina alla triste storia.