19.9 C
Palermo

Via D’Amelio, Antimafia Ars: “Verità nascosta da complicità inconfessabili”

DaLeggere

“Quello che emerge è un quadro preoccupante. Il depistaggio non è mai finito e ancora oggi c’è un tentativo di manipolare la verità”: lo ha detto il presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Claudio Fava, presentando la relazione sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta

Anche dietro le ricostruzioni fantasiose di Avola – aggiunge Fava – c’è il tentativo di ridurre tutto alla questione di una vendetta della mafia contro il giudice. Abbiamo un filo che da 29 anni tiene insieme tutto e che ha come obiettivo quello di portare fuori strada la lettura complessiva di via d’Amelio”. Il depistaggio “appare essere oggi una delle poche certezze in mezzo a tanti misteri”.

Durante quattro mesi di indagine la commissione ha ascoltato 22 tra magistrati, ex ministri, giornalisti e testimoni di quegli anni da Antonio Di Pietro a Gaetano Murana, uno degli innocenti accusati dal falso pentito Scarantino; dall’attuale consigliere del Csm Sebastiano Ardita al sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Messina Felice Lima. E poi ancora l’ex magistrato Alberto Di Pisa; gli ex ministri della Giustizia, Claudio Martelli, e dell’Interno, Vincenzo Scotti; l’ex pm Antonio Ingroia; l’unico superstite della strage, l’agente di polizia, Antonio Vullo; l’ex dirigente del Sisde Bruno Contrada; e il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Roberto Scarpinato.

“A tutti dobbiamo un contributo di memoria – spiega Fava che ci è stato utile per ricostruire dettagli, omissioni, forzature, ingenuità, menzogne: i molti tasselli che costituiscono la solida impalcatura di questo depistaggio”. L’unica certezza, sottolinea la commissione Antimafia regionale, è che a quasi 30 anni dalla stagione delle stragi “non esiste ancora una verità storica (né una verità giudiziaria) in grado di ricostruire compiutamente autori, moventi, mandanti e contesto storico in cui avvennero quegli spaventosi attentati, senza precedenti nel continente europeo dalla fine della guerra”.

“Emerge, come nella prima indagine di questa Commissione, un reticolo di responsabilità forse penalmente non rilevanti ma tutte, a diverso titolo, determinanti nell’assecondare, proteggere, accompagnare quel furto di verità su via D’Amelio. E nel coprire, di fatto, mandanti e movente che una lettura facile e consolatoria (sostenuta per diciassette anni dalle verità “rivelate” da Scarantino) avrebbe voluto limitare all’interno di Cosa nostra. Solo una vendetta: come in un b-movie”.  A quasi trent’anni da “quella stagione di eversione mafiosa, le sue verità sono ancora materia viva e scomoda – si legge ancora – verità che preoccupano, oggi come ieri; e che inducono taluni a forzare la ricostruzione dell’attentato verso spiegazioni meno traumatiche, oggi come ieri”.

 

- Sponsorizzato -

Leggi anche:

SCRIVI UNA RISPOSTA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore, inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

- Sponsorizzato -

Ultimi articoli