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La guardia di finanza di Palermo ha eseguito 28 misure cautelari nei confronti di 28 dipendenti del Comune di Palermo: 11 del Co.I.M.E., 3 della Re.Se.T., 14 in servizio presso i Cantieri Culturali della Zisa. Tra di loro anche un soggetto indagato per mafia.
Agli arresti domiciliari: Dario Falzone, Antonio Cusimano, Gaspare Corona, Mario Parisi, Francesco Paolo Magnis, Salvatore Barone, Giancarlo Nocilla, Tommaso Lo Presti.
Obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria: S.F. (cl. 70), M.G. (cl. 68), C.S. (cl. 55), P.M. (cl. 66); G.R. (cl. 78), C.F. (cl. 79), C.S. (cl. 75), R.S. (cl. 60), C.I. (cl. 61), T.F.P. (cl. 73), V.M. (cl. 65), N.M. (cl. 68), N.D. (cl.83), D.V.(cl. 64);
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: M.A. (cl. 63), D.C.M.A. (cl. 77), P.F. (cl. 61), M.M. (cl. 65), M.F. (cl. 59), F.F. (cl.58),
Tutti sono indagati a vario titolo per truffa a danno di un Ente pubblico e falsa attestazione della presenza in servizio. Le indagini condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Mercato Beni e Servizi, attraverso videoriprese, appostamenti, pedinamenti ed esami documentali, avrebbero fatto emergere numerosi e reiterati episodi di assenteismo “perpetrati dai dipendenti infedeli che, dopo aver attestato la propria presenza in servizio, si allontanavano arbitrariamente dal luogo di lavoro per dedicarsi ad attività di natura privata e personale, quali acquisti o pratiche sportive”.
“Molto frequenti – proseguono gli investigatori – erano poi i casi di timbrature multiple da parte di un singolo soggetto per conto di diversi colleghi in realtà non presenti in servizio. In altri casi, invece, veniva fatto illegittimamente ricorso allo strumento straordinario della ‘rilevazione manuale’, che consente in caso di ‘dimenticanza’ del proprio badge personale, di attestare la propria presenza al lavoro tramite comunicazione scritta. Con tale artifizio gli indagati pensavano di aggirare la rilevazione automatica, che tuttavia i finanzieri hanno puntualmente ricostruito”.
La telecamera nascosta proprio a ridosso dell’apparecchio per la rilevazione elettronica delle presenze avrebbe consentito, in un lasso temporale di poco più di tre mesi, di registrare oltre mille casi di infedeltà nell’attestazione degli orari, che hanno determinato la falsa rendicontazione di circa 2.500 ore di servizio in realtà non prestate a favore del Comune di Palermo.
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