Sfruttavano i loro dipendenti, facendoli lavorare oltre l’orario di lavoro e pretendendo perfino la restituzione di una parte dello stipendio. Agli arresti domiciliari sono finiti tre imprenditori cinesi, padre, madre e figlio, indagati in concorso per sfruttamento del lavoro ed estorsione. Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Nucleo Operativo del Gruppo Tutela Lavoro di Palermo e coordinate dalla procura di Termini Imerese, riguardano gli anni tra il 2019 e il 2021.
I tre, amministratori e datori di lavoro di due empori, uno a Palermo e l’altra a Termini Imerese, avrebbero assunto tre lavoratori italiani “a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, facendoli lavorare oltre l’orario previsto, sottopagandoli ed in violazione delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, con l’aggravante per aver commesso il fatto con minaccia di licenziamento”.
I tre lavoratori erano stati assunti nel punto vendita di Termini Imerese. I carabinieri hanno anche accertato come “dopo aver corrisposto sulle carte prepagate di 2 dei 3 dipendenti sfruttati quanto indicato in busta paga, li costringevano a restituire parte dell’importo versato”.