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Zona bianca, controriforme e Comuni senza risorse: il bello e il cattivo sul futuro civile | EDITORIALE

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Siamo in “zona bianca”, la nuova stagione di serenità e pace. Il bianco è simbolo di purezza, di aria fresca, di buone idee, di profumi della natura. Si sventola bandiera bianca in segno di amicizia, di condivisione, di propositi per la crescita nostra e del Paese. Col “bianco” la vita riprende, nelle famiglie, anche tra i 5,5 milioni di persone in stato di povertà che dal bianco traggono la speranza e la fiducia di una nuova e proficua esistenza quotidiana, nelle attività commerciali, nei superaffollati mercatini rionali, nelle passeggiate con i nostri figli, e si annuncia che a presto saranno abolite le mascherine all’aperto, tranne che in casi di assembramenti.

Tutto bello, meraviglioso, ma attenzione al “fuoco”, sul fronte politico, che dalle piazze si annuncia con nuove battaglie politiche, previste per settembre, al rientro dalle vacanze e dalle ferie. Settembre è, per tradizione italiana, mese d’inizio di confronti-scontri politici e di probabili nuove alleanze, mentre il Governo è impegnato sulla “riforma della Giustizia”; ed è in tema di Giustizia che il “fuoco” mina, come se si fosse alla svendita di noccioline al mercato, la tranquillità della popolazione avanzando, dalla piazza, l’ipotesi di una sorta di controriforma a quella del Governo, usando a pretesto l’uso del Referendum, istituto del diritto democratico ineccepibile per il sì o il no a una legge dello Stato già in vigore, come presunto tentativo di voler ridurre la forza dell’ordinamento giudiziario che regola i comportamenti umani nel rispetto delle leggi in vigore.

Il nuovo rischio, non certo voluto e calcolato dalla maggioranza dei cittadini, di una controriforma coinvolgente la volontà popolare è, perciò, dietro l’angolo, perché potrebbe lasciare spazio all’arbitrio di quanti, con il sembra improponibile referendum, troverebbero l’opportunità di “giocare” le proprie carte per “aprire” a una giustizia meno efficace, riduttiva nelle sue enunciazioni e lontana dal logo “La legge è uguale per tutti”.  È un “gioco” nascosto che non fornisce con chiarezza i punti del referendum invocato in piazza riguardanti le revoche, le conforme o le nuove proposte referendarie, e ci si limita, ad oggi, a solo enunciazioni generiche che confondono e alimentano perplessità.

Altro tema delicato, ma non meno scottante, riguarda la situazione economica delle amministrazioni comunali  che corre a due fasce di interessi per i cittadini, e che è già dibattito acceso tra comuni del nord e comuni del sud per l’esistente squilibrio sociale (già ricordato in un nostro precedente editoriale). Fa, comunque, specie, in Sicilia, che ora, in tempi preparativi alle elezioni comunali  siciliane (come in quelli per le “regionali”) si lanci l’allarme sulle amministrazioni territoriali prive di adeguati sostegni economici e finanziari.

Al riguardo, Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha lanciato, in qualità di presidente dell’Anci-Sicilia (nell’ambito dell’ Associazione nazionale Comuni d’Italia ), il suo appello al presidente del Consiglio Draghi e al ruolo della Regione Siciliana in ragione della sua speciale autonomia,  affinché si provveda a far uscire dallo stallo economico i Comuni che presentano serie difficoltà per mancanza di risorse nella distribuzione di beni e servizi per i loro residenti. E, allora, l’opinione pubblica potrà chiedersi: quanti sostegni economici sono stato erogati, soprattutto nel periodo del Covid-19, ai Comuni siciliani? Quale utilizzo di questi sostegni è stato eseguito? Quali sono le Amministrazioni “trasparenti” e quali no ?

In un recente comunicato stampa, pubblicato dall’Ansa-Sicilia, Leoluca Orlando ha sottolineato  “come le devastanti conseguenze della mancata applicazione del federalismo fiscale e di interventi perequativi abbiano penalizzato i comuni al punto di non metterli nelle condizioni di chiudere i bilanci e, di conseguenza, garantire i servizi essenziali ai cittadini…con il tracollo finanziario e funzionale dei comuni siciliani”. E se a ciò, si affianca la difficoltà della ormai nota “umanità di Pantelleria” sopraffatta, in fase di accoglienza e ospitalità profughi, da discriminazioni ed egoismi non in sintonia con i valor civili dei siciliani, si potrà dedurre che i programmi politici ed economici  post-ferie di agosto nell’Isola non avranno percorsi facili e sereni se non interverrà il buon senso civile e politico.

 

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