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Bancarotta del Palermo calcio, arrestati gli ex patron Tuttolomondo

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Su delega della locale Procura i finanzieri del Comando provinciale di Palermo e del Nucleo speciale polizia valutaria di Roma hanno eseguito cinque misure cautelari, emesse dal gip del capoluogo siciliano nei confronti di altrettante persone nell’ambito dell’operazione denominata “Tempi supplementari”.

In carcere sono finiti i fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo, 65 e 53 anni, mentre per Roberto Bergamo, 62 anni, Tiziano Gabriele, 48 anni, e Antonio Atria, 54 anni, sono scattati l’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria e la misura interdittiva del divieto di esercitare imprese, uffici direttivi di persone giuridiche o professioni per la durata di un anno.

Sono accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego, falso e ostacolo alle funzioni di vigilanza della Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistico della Federazione italiana giuoco calcio (Covisoc).  Contestualmente è scattato il sequestro preventivo di somme di denaro per complessivi 1.395.129,31 euro.

Le indagini, condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo – Gruppo tutela mercato capitali – e dal III Gruppo del Nucleo speciale polizia valutaria, seguite da un pool di sostituti coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, hanno preso le mosse dalla cessione delle quote della US Città di Palermo effettuata nel 2019 al prezzo di soli 10 euro a favore della Sporting Network srl, società controllata dalla Arkus Network srl, riconducibile ai fratelli Tuttolomondo.

Grazie alle intercettazioni telefoniche, agli accertamenti bancari e all’analisi di documenti è emerso come questi ultimi si siano resi responsabili di “gravi reati nel corso dell’acquisizione e della successiva gestione della società calcistica”, spiegano gli investigatori delle Fiamme Gialle. In particolare, gli indagati, con la collaborazione di professionisti e persone di fiducia, avrebbero saldato debiti fiscali utilizzando in compensazione crediti fiscali inesistenti per 1,4 milioni di euro; effettuato false comunicazioni alla Covisoc sull’assolvimento degli adempimenti relativi al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle imposte.

Inoltre, secondo gli investigatori avrebbero, in pendenza di richiesta di concordato preventivo, effettuato pagamenti non autorizzati dal Tribunale di Palermo, per oltre 200.000 euro, a favore di professionisti di riferimento in danno degli altri creditori; distratto 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l’operazione quale anticipo del compenso previsto per l’affidamento di un incarico di consulenza in realtà simulato e impiegato successivamente a tale somma in ulteriori attività economiche, “in modo da celarne la provenienza delittuosa”, dicono dalla Guardia di finanza.

A giugno del 2019 la US Città di Palermo, non avendo regolato entro i termini previsti, gli adempimenti richiesti sia in materia di pagamento delle imposte sia in merito alla corresponsione degli stipendi e degli emolumenti spettanti a calciatori e dipendenti, non ha ottenuto l’iscrizione al campionato di Serie B, in quanto la Lega Calcio e la Covisoc non hanno ritenuto sussistenti i requisiti minimi previsti dalla normativa in materia.

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