“È un doppio onore per oggi aprire i lavori del convegno con cui ricordiamo il sacrificio del giudice Cesare Terranova, ucciso dalla mafia il 25 settembre di 45 anni fa”. Così il segretario regionale del PD Sicilia e segretario della commissione nazionale Antimafia, Anthony Barbagallo ha aperto i lavori del convegno dal titolo “Cesare Terranova: il giudice e l’impegno parlamentare”, nella sala “Piersanti Mattarella” (sala Gialla) a Palazzo dei Normanni. “Duplice responsabilità: quella di segretario regionale del PD siciliano che qui è rappresentato ai massimi livelli. E quella di segretario della commissione nazionale antimafia, lo stesso ruolo ricoperto dal giudice nel corso della sua esperienza parlamentare, quando contribuì fattivamente e con la sua esperienza, alla stesura della relazione di minoranza in cui si anticipavano largamente i tempi accendendo i riflettori sulla mafia e in particolare sull’ascesa dei corleonesi”.
“Il 16 luglio 1975 – continua Barbagallo – fece infatti un intervento eloquente in commissione, facendo i nomi e cognomi e riferimenti espliciti, in quel tempo, a Salvo Lima e Vito Ciancimino. Questa è un’occasione per apprezzare il lavoro di Terranova con la consapevolezza che la mafia non è ancora stata sconfitta. Serve uno sforzo di volontà, di trasparenza per dare il colpo decisivo a cosa nostra e rendere libera la nostra Isola”. Per ricordarne la storia umana, politica e professionale del magistrato e del poliziotto Lenin Mancuso, al dibattito – moderato dalla giornalista Lara Sirignano – hanno partecipato anche la professoressa universitaria Francesca Terranova, nipote del giudice; Antonio Balsamo, sostituto procuratore generale in Cassazione; il presidente della commissione regionale antimafia all’Ars, Antonello Cracolici; Peppe Provenzano, parlamentare PD e componente della commissione nazionale antimafia e l’eurodeputato Dem, Giuseppe Lupo.
“Ricordo bene gli anni parlamentari di mio zio– ha detto Francesca, figlia del fratello più piccolo di Cesare, Tullio – come ad esempio quelle lettere che si erano scambiate con Emanuele Macaluso, sulla possibilità di candidarsi alle Europee. Un carteggio che ho avuto in dono proprio da Macaluso. È importante, come fatto oggi, la riflessione sull’umanità, la compassione, l’impegno e la passione che metteva Cesare Terranova in tutto ciò che faceva. I metodi erano diversi, i mezzi insufficienti. E rendo conto di quanto fosse complicato quello che ha fatto. Ieri ho fatto un incontro a cui partecipava Carmine Mancuso, figlio di Lenin, un maresciallo di polizia che collaborava con Cesare Terranova”.
“Il 25 settembre è una di quelle date drammatiche – ha detto Cracolici – per il calendario dei siciliani onesti: segna infatti l’uccisione mafiosa del giudice Cesare Terranova, assassinato insieme al maresciallo Lenin Mancuso, ma anche del presidente della corte d’Appello di Caltanissetta, Antonino Saetta. Due magistrati che avevano intuito anzitempo la pericolosità e il rischio di infiltrazioni di cosa nostra, in un periodo di complicità e negazione del fenomeno mafioso da parte delle istituzioni. Oggi ricordiamo l’impegno del giudice Terranova, perché esercitare la memoria è un diritto per richiamare tutti a resistere alla cultura mafiosa con i propri comportamenti”.
“L’impianto della nuova direttiva europea – ha detto l’eurodeputato Lupo, in video collegamento da Bruxelles – è coerente con la legge Rognoni-La Torre, cui ha contribuito concretamente anche Cesare Terranova. Lo dico perché a nessuno venga in mente di modificare la legge italiana che ha dato risultati più che soddisfacenti. Ci sono dei punti su cui si può intervenire. Ad esempio per quanto riguarda sul recupero dei beni confiscati. In Italia abbiamo L’agenzia dei beni confiscati che però non può intervenire prima della confisca. Mentre la direttiva europea prevede che si possa fare anche nella fase di indagini. Questo secondo me è un punto su cui lavorare per provare a recepirlo nel modo più efficace”.
“È un ricordo di Terranova che facciamo – ha detto Peppe Provenzano – per un magistrato che fu il primo a dire le cose come stavano, a citare con atti e nomi e cognomi mentre alcuni suoi colleghi addirittura negavano l’esistenza della mafia stessa. E’ riduttivo dire che il suo omicidio sia stato ‘solo’ per vendetta. La mafia non voleva che riprendesse la sua attività di consigliere istruttore a Palermo, dopo la sua esperienza in commissione antimafia. Era un omicidio preventivo: fu ucciso per quello che doveva fare ma anche per quello che aveva fatto. Lui chiarisce al mondo, con le indagini, chi erano i corleonesi che cominciavano la loro ascesa. C’erano già i nomi di Liggio, Riina e Provenzano in indagini senza pentiti e senza intercettazioni, frutto di una profonda conoscenza del fenomeno”.
“Il Parlamento europeo ha approvato – ha detto Antonio Balsamo – la nuova Direttiva sul recupero e la confisca dei beni, che può essere definita come una ‘legge Rognoni – La Torre europea’. La nuova Direttiva è il frutto di una duplice consapevolezza. Da un lato, emerge con sempre maggiore chiarezza la minaccia posta all’integrità dell’economia e della società, allo Stato di diritto, e ai diritti fondamentali, dai profitti generati dalla criminalità organizzata, il cui ammontare viene stimato in almeno 13 miliardi all’anno. Dall’altro lato, anche nelle istituzioni internazionali viene espresso un forte sostegno allo strumento della “confisca non basata sulla condanna. In effetti, la più importante innovazione introdotta consiste nell’armonizzazione delle legislazioni degli Stati europei su due nuove forme di confisca non basate sulla condanna, una delle quali – precisamente, la ‘confisca di patrimonio ingiustificato collegato a condotte criminose’ – presenta tutte le caratteristiche essenziali delle misure di prevenzione patrimoniali antimafia introdotte in Italia nel 1982 dalla legge Rognoni – La Torre”.