Fu arrestato ingiustamente e per questo motivo la Corte d’Appello di Palermo ha disposto un risarcimento di 30mila euro per Francesco Cascio. All’ex presidente dell’Ars, trascorse due settimane ai domiciliari, nel 2019, e ora gli spetta un corrispettivo per i danni morali, materiali e di immagine che ha subito. L’esponente politico era rimasto coinvolto nell’indagine “Artemisia”, che secondo le ricostruzioni, aveva scoperto l’esistenza di una loggia massonica in cui la pietra angolare sarebbe stato l’ex onorevole Giovanni Lo Sciuto.
Secondo l’ipotesi accusatoria del pm di Trapani, prima che la competenza passasse a Palermo, Cascio aveva rivelato al collega di partito di essere a conoscenza del fatto che era finito sotto intercettazione: per questo motivo, scattò l’ipotesi di favoreggiamento. Cascio, due settimane dopo aver passato 14 giorni ai domiciliari con il braccialetto elettronico, si vide annullare l’ordinanza di custodia cautelare dal Tribunale del Riesame. “L’originaria tesi accusatoria”, infatti, come scrisse all’epoca il gip, “è rimasta del tutto indimostrata”.
Il giudice, inoltre, affermò che non c’era alcun legame tra le intercettazioni e i reati per cui erano state disposte e per questo dichiarate inutilizzabili perché anche in caso contrario “il tenore delle conversazioni sarebbe ugualmente inidoneo a fornire la prova dell’illecito ipotizzato e tale addirittura da escluderlo”. Da qui l’archiviazione e la richiesta dei danni da parte dei legali dell’ex presidente dell’Ars. Ora, la decisione della Corte d’Appello: il collegio presieduto da Mario Conte ha disposto un indennizzo di 30.000 euro per i danni subiti da Cascio che è incensurato.