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Lollobrigida, Tina Turner, Costanzo e molti altri: nel 2023 addio a 35 grandi di cultura e spettacolo

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Il mondo della musica e quello dell’arte, il cinema e il teatro, la tv e la moda, il mondo della letteratura e del giornalismo: non c’è praticamente branca del settore della cultura e dello spettacolo che non abbia pianto durante l’anno che sta finendo per la scomparsa di un divo, di un’icona, di un rappresentante di alto livello, di un personaggio amato dal grande pubblico e apprezzato dalla critica. L’elenco, purtroppo, è lunghissimo ma, pur a prezzo di tante inevitabili cancellazioni illustri, si può provare a ridurlo a 35 grandi personaggi.

Iniziando dal nome più famoso in Italia e celebrato anche all’estero, la lista non può non aprirsi con l’attrice Gina Lollobrigida, l’indimenticabile “bersagliera” di tanti film per il cinema e sceneggiati per la tv, da “Pane, amore e fantasia” al “Pinocchio” della Rai, entrambi diretti da Luigi Comencini. Ma l’elenco purtroppo prosegue ampio, basti citare gli attori Francesco Nuti anche regista per “Tutta colpa del Paradiso”, Julian Sands di “Camera con vista” e “Urla del silenzio”, Raquel Welch, Anna Kanakis, Ryan O’Neal protagonista in “Love Story” e “Barry Lyndon”, i registi Giuliano Montaldo di “Sacco e Vanzetti” e del “Marco Polo” televisivo e William Friedkin padre di “L’esorcista”, nonché la contessa Marina Cicogna, grande produttrice cinematografica.

Passando dal grande e piccolo schermo ai palchi dei concerti, il primo nome che salta agli occhi nel triste elenco degli addii è quello di Tina Turner, una delle voci rock più famose di tutti i tempi e in tutto il mondo grazie a brani come “Proud Mary”, “Honky Tonk Women”, “River Deep”. Con la rockstar, hanno dato il loro addio al mondo divi internazionali come David Crosby, Harry Belafonte, Sinead O’Connor, Lisa Maria Presley figlia di Elvis e, fra gi artisti nazionali, Toto Cutugno che ha trasformato il brano sanremese “L’italiano” in una sorta di inno non ufficiale del Made in Italy musicale nel mondo, spesso affiancato al napoletano “O sole mio” e a “Volare” ovvero “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, il cui testo fu firmato dal paroliere Franco Migliacci anche lui scomparso nel 2023. E non si può non ricordare il compositore e pianista Burt Bacharach, autore di “Magic Moments” e “Raindrops keep falling on my head”. Infine non si può non ricordare la scomparsa a 89 anni di Renata Scotto, uno dei più grandi soprani al mondo, che ha trascorso una vita sui palcoscenici più importanti, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, fino alla Royal Opera House di Londra.

Il mondo della letteratura ha pianto per la morte di Milan Kundera che raggiunse il vertice della notorietà con il romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”; di Cormac McCarthy che ha firmato “Non è un paese per vecchi”; e degli italiani Michela Murgia con la sua “Accabadora”, del filosofo Gianni Vattimo teorico del pensiero debole; del sociologo dei sentimenti Francesco Alberoni che conquistò anche il grande pubblico giovanile grazie a “Innamoramento e Amore”. Sempre nell’anno, va annotata la scomparsa dello storico Piero Craveri nipote di Benedetto Croce e del politologo Toni Negri, teorico del marxismo operaista militante, cofondatore di Potere Operaio e Autonomia Operaia e spesso dipinto come un “cattivo maestro” negli anni in cui la contestazione sociale e politica sfociava spesso nella violenza e nell’azione terroristica.

Se il mondo dell’arte ricorda il pittore Fernando Botero, famoso per le “grandi forme” delle persone da lui ritratte e l’architetto Paolo Portoghesi, quello della moda ha perso gli stilisti Paco Rabanne e Lorenzo Riva e Mary Quant ideatrice della minigonna. Ultimo nel giorno di Natale lo storico dell’arte Eugenio Riccomini, morto a Bologna, dove era stato anche consigliere comunale, assessore alla Cultura e due volte vicesindaco, a 87 anni.

Lutti di peso anche nel mondo del giornalismo, con l’addio a Maurizio Costanzo – e a questo proposito si potrebbe inserire fra i lutti, qui per la parte relativa al suo ruolo iniziale di tycoon della tv Silvio Berlusconi fondatore di Fininvest poi Mediaset, divenuto personaggio politico di primissimo piano grazie al successo del suo partito Forza Italia e al suo ruolo per ben quattro volte di capo del governo – a Gianni Minà, ad Andrea Purgatori e a Sergio Staino, disegnatore satirico, direttore de L’Unità e presidente del Club Tenco.

 

Fonte, Adnkronos: articolo di Enzo Bonaiuto

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