Beni per oltre sei milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 8 persone indiziate di essere appartenenti alla famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia, articolazione territoriale di Cosa nostra rientrante nel mandamento di Pagliarelli, nonché indagati per traffico di sostanze stupefacenti e per trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità mafiosa.
La ricostruzione si basa sugli esiti delle indagini che già il 27 giugno avevano portato a 33 misure cautelari. L’inchiesta avrebbe delineato “l’esistenza di consolidate e capillari dinamiche criminali legate all’esercizio di un penetrante potere di controllo economico del territorio esercitato nel quartiere Villaggio Santa Rosalia da parte dell’omonima famiglia mafiosa, a capo della quale ci sarebbe uno degli uomini d’onore più influenti all’interno di Cosa nostra palermitana”.
Sarebbe, infatti, emersa l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico legale, attraverso: “l’esercizio di forme di controllo delle postazioni per la vendita ambulante del pane; l’imposizione, di fatto, di un monopolio nella fornitura di fiori presso una rete di venditori palermitani ubicati in prossimità di aree cimiteriali; la concessione di specifiche autorizzazioni per l’apertura di negozi ovvero per il cambio della loro gestione; pressanti ingerenze nella conclusione e realizzazioni di affari immobiliari a favore di soggetti inseriti o contigui alla consorteria mafiosa; l’acquisizione di posizioni dominanti di aziende operanti nel settore edile e del movimento terra, direttamente riconducibili agli interessi della famiglia mafiosa”, dicono le Fiamme gialle.
Infine, le attività investigative avrebbero permesso di accertare che “una delle figure apicali della famiglia del Villaggio Santa Rosalia avrebbe organizzato uno strutturato traffico di cocaina dalla Calabria, volto a rifornire le piazze di spaccio palermitane e del Trapanese“. Le indagini patrimoniali dimostrerebbero che gli indagati e i rispettivi nuclei familiari, nell’ultimo decennio, non avrebbero dichiarato redditi leciti o altre forme di finanziamento capaci di “giustificare” le spese e gli acquisti nel tempo sostenuti.
Il Tribunale di Palermo, quindi, ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca “per sproporzione” dei seguenti beni: 13 immobili, di cui 9 abitazioni, 3 magazzino e un terreno; 7 attività economiche, con sede a Palermo, operanti nei settori del commercio di veicoli, del movimento terra, del trasporto merci su strada, della preparazione del cantiere edile, dei minimercati, della produzione di prodotti di panetteria, della ristorazione e del commercio di frutta e verdura, 6 veicoli, per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro.