“Il Servizio sanitario nazionale è prossimo al collasso. È questo il risultato di oltre un decennio di definanziamento, di chiusure di ospedali e reparti, di tagli indiscriminati al personale, ai posti letto e ai servizi”. Lo denuncia una nota l’intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria Sicilia. “Una crisi che riguarda tutta Italia, e che risulta ben tangibile in Sicilia: le condizioni di lavoro negli ospedali sono insostenibili, e incentivano una fuga oramai inarrestabile del personale sanitario verso le strutture private”.
“Fuga che crea inevitabilmente dei vuoti d’organico che non si riescono a colmare, poiché i giovani non vogliono più lavorare nella sanità pubblica. E le conseguenze ricadono sui pazienti, costretti ad attese infinite per qualsiasi prestazione. Il rischio che la sanità pubblica fallisca, quindi, è un problema che tocca da vicino sia il personale sanitario che i cittadini”. Per questo i sindacati dei dirigenti medici, veterinari e sanitari, insieme alle associazioni di pazienti e di cittadini, manifesteranno – contemporaneamente ad altre decine di città in tutta Italia – il 15 giugno alle 11 a Catania, in piazza Università, per chiedere di salvare il Servizio sanitario nazionale.
“Chiediamo un aumento degli investimenti in sanità e l’eliminazione dell’anacronistico tetto di spesa per il personale che, fermo al 2004, impedisce le assunzioni “, dichiarano i segretari e i presidenti regionali dell’intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria, che riunisce le sigle ANAAO ASSOMED, CIMO-FESMED, AAROI-EMAC, FASSID, FP CGIL Medici e dirigenti SSN, FVM, UIL FPL Coordinamento delle aree contrattuali medica, veterinaria, sanitaria e CISL Medici.
“E soprattutto chiediamo un contratto collettivo nazionale che migliori radicalmente le condizioni di lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari. La trattativa per il rinnovo del CCNL del triennio 2019-2021 è in corso, e stanno emergendo proposte inaccettabili: dai servizi e la pronta disponibilità da prestare in più presidi, spesso distanti decine di chilometri, ai direttori di reparto sostituiti da medici con una specializzazione diversa. Non è così che si rende il Servizio sanitario nazionale attrattivo per i giovani, e non è così che si frena la fuga dei medici dagli ospedali pubblici”.
“Se non si migliorano le condizioni di lavoro – concludono i rappresentanti della dirigenza sanitaria della regione Sicilia – negli ospedali pubblici non lavorerà più nessuno, e i cittadini saranno costretti a pagare per essere curati e assistiti. Dinanzi alle politiche degli ultimi anni, portate avanti da partiti di ogni colore, sorge il dubbio che il fine ultimo sia proprio questo: far fallire la sanità pubblica ed incentivare quella privata. Un progetto che sanitari e cittadini devono contrastare, insieme”.