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Berlusconi, giornalisti contro “beatificazione” del Cav: “Repubblica del banana”

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“Dopo la celebrazione televisiva di ieri guardatevi le prime pagine dei giornali di oggi. E poi, per favore, piantatela di lamentarvi dell’egemonia culturale della sinistra”. Gad Lerner interviene così su Twitter mostrando le prime pagine dei giornali tutte indistintamente dedicate alla notizia – e non poteva essere diversamente – della morte di Silvio Berlusconi. Un coro di memorie declinato in toni diversi seguito a quella che Marco Travaglio ha definito “una giornata imbarazzante di beatificazione”. Una lista di titoli tra cui spicca proprio quello tutt’altro che celebrativo scelto dal direttore del Fatto Quotidiano per la sua apertura: “La Repubblica del banana“.

Una scelta necessaria secondo il giornalista tra i più critici di Berlusconi, perché “non possiamo dire il contrario di quello che pensavamo di una persona quando era viva…. Evitiamo questa ipocrisia – è il richiamo di Travaglio – : il peggiore servizio che possiamo fare a Berlusconi è dipingerlo come un santino. Se fosse stato un santino, non avrebbe preso un voto. I suoi elettori lo votavano – ricorda – perché sapevano che era una simpatica canaglia”.

Quindi, senza cedere al celebrativo ha tracciato il suo ricordo di Berlusconi ricordando alcuni aneddoti. “Quando noi scrivevamo dei suoi processi, lui telefonava a Padellaro e diceva ‘avete scritto che ho i capelli finti, venga a palazzo Chigi a controllare…’. Lui ha sdoganato comportamenti che prima erano nascosti: porco, nel senso di cose che non si devono fare, è diventato bello. Lui ha esaltato l’evasione fiscale alla festa della Guardia di Finanza, questi sono i danni che ci porteremo e che sono stati rimossi. Mi dispiace ricordarli ora, bisognerebbe aspettare almeno i funerali ma non è possibile – scandisce il giornalista – perché è scattata la beatificazione, a dispetto del morto”.

Non beatifica ma rivendica “la tristezza” per la morte di Berlusconi, Michele Santoro, tra i “nemici” più riconosciuti dal Cavaliere. “La tristezza non è solo del popolo berlusconiano, la sento anche io, che pure l’ho sempre contrastato”, ammette il giornalista che fu l’artefice della storica puntata di “Servizio Pubblico” in cui Berlusconi spolverò la sedia occupata da Travaglio prima di accomodarsi.

Quella trasmissione – ricorda a “Otto e mezzo” – era un po’ come Italia-Germania… Berlusconi era molto teso, molto preoccupato. Io sono un uomo di spettacolo, come lo era lui. Ero preoccupato per l’andamento della serata, ho fatto un inizio stuzzicante e allegro per tirarlo su. Poi è venuto fuori da protagonista, si è preso la scena” e, rivela Santoro, “in una pausa della trasmissione, mi prese per un braccio: ‘Michele, ma come ci stiamo divertendo?’ Questo dice molto sul personaggio”, rimarca Santoro riconoscendo che, comunque la si pensi, se n’è andata “una personalità di grande rilievo che ha segnato un pezzo di storia del nostro Paese. Una parte del Paese – aggiunge il giornalista – lo ricorda con un certo dolore, io lo vorrei ricordare in modo più allegro, come era lui”.

E i “due nemici” si sono sentiti fino a qualche giorno fa: “Mi ha chiamato prima dell’ultimo ricovero, che è stato fatale. Ha cominciato a parlare al telefono, ho tenuto questa chiamata di 40 minuti per me. Ha parlato prevalentemente della guerra, dell’orrore della guerra e dei danni che la guerra stava facendo all’Europa. Ha parlato – rivela Santoro – dell’inadeguatezza complessiva dei politici italiani, di destra e di sinistra, a fronteggiare questa situazione con assoluta lucidità”. 

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