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Crisi energetica e tetto al prezzo del gas, ora tocca al governo Meloni

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Mario Draghi non ha dato consigli a Giorgia Meloni, ha riferito lui stesso, preferendo lasciarle in eredità quello che “ha fatto”. Quello ottenuto, non senza fatica, dall’ex presidente della Bce, grande conoscitore dei corridoi di Bruxelles, è un risultato importante, portato a casa anche grazie ai ministri, in particolare Roberto Cingolani e Vincenzo Amendola, e al lavoro incessante della Rappresentanza italiana a Bruxelles, tutti espressamente ringraziati da Draghi in conferenza stampa.

Draghi ha lasciato palazzo Chigi subito dopo aver ottenuto un risultato tutt’altro che scontato. È riuscito, dopo una battaglia, durata molti mesi e condotta mai da solo, ma in alleanza con la Francia e altri Paesi, a far inserire nelle conclusioni del Consiglio Europeo un riferimento diretto a un “corridoio dinamico e temporaneo” per i prezzi del gas naturale, alla necessità di trovare un nuovo benchmark europeo per il metano che sostituisca il Ttf, a forme di finanziamento europee della risposta alla crisi energetica e a una riforma del mercato elettrico che “disaccoppi” il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica. Ma non è la fine della battaglia, è solo una tappa. E ora la palla passa al governo di Giorgia Meloni.

Arrivare ad avere un meccanismo che limiti i rincari del gas naturale non è scontato, anche se le conclusioni di ieri danno un indirizzo politico chiaro. La strada non è affatto sgombra da ostacoli, a cominciare dal più grosso, la Germania. Ieri il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto di puntare a “limitare gli episodi di rialzi eccessivi dei prezzi del gas. Parliamo di picchi, non di un tetto”. Il Consiglio Europeo ha invitato la Commissione e il Consiglio a presentare “con urgenza” decisioni “concrete” per arrivare, tra l’altro, a un “corridoio dinamico di prezzo sulle transazioni sul gas naturale per limitare immediatamente gli episodi prezzi di gas eccessivi”.

L’Italia finora ha speso 66 miliardi di euro, tutti a debito, per arginare le conseguenze del caro gas su famiglie e imprese: tutti soldi versati in un pozzo senza fondo, dato che le cause dei rincari rimangono irrisolte. La durezza dell’intervento di Draghi, anche nei confronti della Commissione, piuttosto restia a fare mosse sgradite a Berlino, si capisce bene se si tiene conto di questo contesto. L’ex presidente della Bce ha fatto semplicemente presente che l’Italia, “con un po’ di sforzo”, può rendersi completamente “indipendente” sia dal gas russo che da quello che arriva dal Nord Europa. Draghi ha spiegato che il suo problema non è la scarsità di gas, “che esportiamo”, bensì il prezzo al quale viene importato. Ora toccherà a Giorgia Meloni portare avanti la battaglia, con Gilberto Pichetto Fratin all’Energia e Raffaele Fitto agli Affari Europei.

 

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