I carabinieri hanno filmato il passaggio dei soldi, così i militari avrebbero inchiodato il candidato all’Ars alle prossime regionali, Salvatore Ferrigno. Sessantadue anni, di Carini, è accusato di avere stretto un patto con il boss Giuseppe Lo Duca e Piera Loiacono, sua intermediaria, in cambio di voti. Gli investigatori avevano, infatti, piazzato delle telecamere per poi riprendere il passaggio di denaro da parte del candidato dei Popolari Autonomisti, lista che sostiene l’ex presidente del Senato Renato Schifani nella corsa alla presidenza della Regione siciliana
“Mafia e voto di scambio”, arrestato candidato del centrodestra all’Ars
Secondo i pm, il soldi erano destinati a Lo Duca finito in manette insieme a Loiacono e Ferrigno per scambio elettorale politico-mafioso. I due uomini, si sarebbero incontrati in un bar di carini: “Alle 20,18 – spiegano dall’Arma – si aveva modo di riprendere Ferrigno nell’atto di prendere qualcosa dalla tasca dei pantaloni per poi consegnarla alla Loiacono che repentinamente riponeva tutto nella borsa”.
C’è di più, i carabinieri avevano piazzato delle cimici nell’auto di Piera Loiacono e, sempre secondo gli investigatori, dai dialoghi captati attraverso le intercettazioni ambientali emergerebbe la conferma che la donna aveva ricevuto da Ferrigno mille euro con la promessa di riceverne altri. “E Peppe si accontenta?” chiede alla Loiacono, riferendosi a Lo Duca, l’uomo che è con lei in auto. “E se non si accontenta non posso fare più niente”, risponde l’indagata.
Il patto: voti in 4 comuni. “Piera io posso corrispondere al momento di tre al massimo quattro paesi e basta e sono: Carini, Torretta, Cinisi e Terrasini”. Questo l’impegno di Giuseppe Lo Duca per procacciare voti in favore di Ferrigno, dialogando con Loiacono, ex assessore comunale che, secondo i carabinieri, sarebbe stata il tramite tra l’esponente dei Popolari Autonomisti e il boss e che viene descritta dagli agenti come una persona “intrisa di una sconcertante cultura mafiosa”.
Cinquemila euro per ogni paese. Questa la cifra che Ferrigno avrebbe dovuto pagare per ottenere le preferenze che gli servivano per avere la garanzia di essere eletto il 25 settembre prossimo all’Ars. “Gli dici (a Ferrigno, ndr) – prosegue Lo Duca – che avendo una persona, che già ci siamo capiti pure chi è, avendo questa amicizia, non meno di cinque (5000 euro, ndr) a paese. A ogni paese gli devo lasciare la metà”.
Il gip. “La spartizione della somma con ciascun rappresentante di Cosa nostra di ogni paese – scrive il giudice per le indagini preliminari – era necessaria al fine di garantire un introito economico all’articolazione mafiosa che si sarebbe dovuta mobilitare e di assicurare il dovuto riconoscimento ai mafiosi di quei comuni”.