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VIDEO | Mafia, blitz a Catania: armi, droga e racket. Diciassette arresti

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Nel corso della notte scorsa, la Dda di Catania ha arrestato 17 persone, di cui una finita ai domiciliari, e un’altra con obbligo di dimora. Questo, il bilancio dell’operazione “Odissea” contro un gruppo legato alla cosca Santapaola-Ercolano attiva tra Acireale e Aci Catena, e che si era riorganizzato dopo le scarcerazioni di loro elementi di spicco. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, estorsioni, usura, detenzione di armi e traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini sono state avviate nel gennaio del 2019 e sono durate fino al novembre del 2021.

Secondo l’ipotesi accusatoria, il “reggente” sarebbe stato Antonino Patanè, attivo ad Aci Catena, che, secondo la Procura, dopo essere stato scarcerato nel novembre del 2018, avrebbe “assunto immediatamente la direzione del sodalizio, riorganizzandone la struttura e riattivando diverse estorsioni ai danni di imprenditori del territorio”. Con lui, dopo la scarcerazione nel 2019, ci sarebbe stato anche Rosario Panebianco indicato come il capo del gruppo di Acireale dopo “la riunificazione degli storici vertici criminali – secondo la Procura – in continuità con le attività delinquenziali del gruppo storico già facente capo al defunto Sebastiano Sciuto, sono state poi accertate con elevata probabilità molteplici fattispecie criminose tipiche dei gruppi mafiosi, come le estorsioni, lo spaccio di sostanze stupefacenti e l’usura”.

A dare un amano nelle indagini, diversi collaboratori di giustizia come Mario Vinciguerra, Carmelo Porto e Giovanni La Rosa. Durante l’inchiesta, il 21 dicembre 2021, il commissariato di Acireale ha arrestato Salvatore Indelicato, considerato uno degli esponenti di spicco della famiglia mafiosa acese, che, insieme ad un complice, avrebbe preteso da un commerciante 2.000 euro per “comprare i panettoni per tutti”. L’arresto è stato frutto di un’indagine autonoma rispetto alla principale, spiega la Dda, “resosi necessario per scongiurare più gravi conseguenze“, e che “permetteva di riscontrare ulteriormente l’operatività del gruppo criminale e la sua pericolosità”. Le indagini hanno portato anche al sequestro dell’autonoleggio usato dal gruppo come base logistica per le riunioni associative.

 

 

 

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