I poliziotti della Divisione Polizia Anticrimine della questura di Caltanissetta, martedì scorso, hanno confiscato beni per un valore di 500mila euro a un 50enne pregiudicato di Gela. alcuni di questi sarebbero stati intestati alla moglie. “Numerosi i collaboratori di giustizia che lo hanno indicato quale soggetto appartenente a Cosa nostra – spiegano gli investigatori – e specificatamente del clan Emmanuello”. L’uomo sarebbe “arrivato a ricoprire il ruolo di ‘reggente’ fin dalla morte del boss Daniele Emmanuello (2007), assumendo anche il ruolo di coordinamento degli affari di Cosa nostra”.
Nello specifico sono stati confiscati un’impresa, dedita all’allevamento di ovini e caprini, comprensiva dell’intero complesso aziendale, 15 terreni e 4 fabbricati, nel territorio del comune di Gela, 2 depositi a risparmio e 2 conti correnti. Il provvedimento, non ancora definitivo, è scaturito dalle indagini patrimoniali “che hanno accertato come il valore dei beni nella piena disponibilità del 50enne, intestati anche ai congiunti stretti, risultava sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati ed alle ulteriori entrate lecite, dovendo quindi concludere che esso era il frutto delle attività illecite e ne costituiva, comunque, il reimpiego”.
Nel novembre del 2019 il questore di Caltanissetta aveva avanzato proposta per il sequestro dei beni “facendo emergere l’illecita provenienza degli introiti – continuano gli investigatori – utilizzati per l’acquisto degli stessi. Tali elementi avevano permesso alla sezione misura di prevenzione del Tribunale di Caltanissetta di disporre il sequestro dei beni oggi sottoposti a confisca”.
L’uomo sarebbe stato condannato alla pena di otto anni di reclusione, per associazione di tipo mafioso, con sentenza del Tribunale di Caltanissetta del luglio 2010, confermata dalla Corte di Appello e divenuta irrevocabile nel settembre del 2013. Sempre, con sentenze irrevocabili, sarebbe stato condannato pure per ricettazione, detenzione e porto di armi da sparo, furto e pascolo abusivo.