La polizia di Stato, su provvedimento del Tribunale di Palermo, ha confiscato il patrimonio di Benedetto Bacchi, 49 anni, per un valore di sei milioni di euro. Nello specifico, si tratta di 10 beni immobili, 7 società operanti nel settore edile e in quelle dei giochi e scommesse, delle quali alcune a Malta, 4 veicoli, 6 rapporti finanziari, una quota societaria e diritti di credito pari ad 300.000 euro di una impresa operante a Terni. La figura di Bacchi, imprenditore attivo nel settore dei giochi e delle scommesse online, è emersa nell’ambito delle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Palermo relative all’operazione di polizia denominata “Game over”.
“Tale attività investigativa – spiegano dalla questura di Palermo – ha confermato l’esistenza di una forte e indissolubile compenetrazione tra l’attività dell’organizzazione mafiosa Cosa Nostra e la gestione e distribuzione sul territorio delle sale gioco e scommesse in seno alle quali, quotidianamente, si muove una mole di denaro, spesso sottratta a qualunque forma di controllo legale e fiscale, che rappresenta una delle più cospicue fonti di reddito degli ultimi anni per la stessa associazione criminale”.
Le indagini, tra l’altro, avrebbero permesso di accertare come Bacchi “avvalendosi del sostegno offerto dalla famiglia mafiosa di Partinico ed, in particolare, di Francesco Nania, oltre che delle famiglie mafiose palermitane di San Lorenzo, Resuttana, Porta Nuova, Noce e Brancaccio, è riuscito, in breve tempo, ad aggiudicarsi il mercato del gioco sul territorio palermitano in posizione di monopolio rispetto agli altri concorrenti”.
“Lo stesso – aggiungono dalla questura – nell’arco di un decennio, ha sviluppato e consolidato un circuito di scommesse e giochi online in grado di competere con i più importanti marchi nazionali, con la sostanziale differenza, però, che il suo circuito, in questa rapida e, allo stesso tempo, anomala crescita, è stato supportato dall’organizzazione mafiosa Cosa Nostra che gli ha consentito di limitare drasticamente la concorrenza e, quindi, di ampliare al massimo la diffusione del suo marchio in cambio di una partecipazione ai profitti e all’utilizzo dei canali finanziari del circuito delle scommesse e dei giochi a distanza per riciclare e occultare proventi di attività illegali”.
La figura di Bacchi, secondo gli investigatori, avrebbe quindi, progressivamente assunto i caratteri dell’imprenditore che ha scelto come socio, “deliberatamente e programmaticamente“, l’organizzazione mafiosa, scendendo a patti con i suoi esponenti così da poter realizzare la propria strategia di espansione dei “punti gioco”, offrendo, in cambio, la concreta prospettiva di elevati profitti derivanti, tra l’altro, dalla sua illecita attività.
Il 26 ottobre scorso, Bacchi è stato condannato dal Tribunale di Palermo alla pena di anni 18 di reclusione per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso e per i reati di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse, truffa aggravata, trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Tra i beni confiscati spicca, tra gli altri, anche una lussuosa villa sita a Palermo in viale Margherita di Savoia. Con lo stesso decreto gli è stata, inoltre, applicata la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di anni tre.