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Guerra in Ucraina, nuovi raid su Kiev: Mariupol dice no all’ultimatum di Mosca

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Guerra in Ucraina, nuovi raid su Kiev con esplosioni nella capitale. Mariupol dice no all’ultimatum della Russia relativo alla resa della città meridionale, da giorni sotto assedio. “Non ci può essere discussione su nessun tipo di resa o sulla deposizione delle armi”, ha detto la vicepremier ucraina Irina Vereshchuk. La Russia aveva posto una condizione per sospendere le operazioni a Mariupol.

Entro le 5 del mattino di oggi, ora locale (le 3 in Italia), i combattenti ucraini avrebbero dovuto abbandonare le armi per usufruire di una tregua temporanea, come aveva illustrato il colonnello Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione Russa. In tal caso, sarebbe stato creato un corridoio dalle 10 alle 12 ora di Mosca.

Nella città assediata, in base alle informazioni diffuse dalla Tass, sarebbero presenti ancora 130mila civili. Le autorità della città hanno denunciato deportazioni di massa di civili verso la Russia. Secondo Mosca, le forze armate ucraine utilizzerebbero i cittadini come scudi umani.

Il governatore della regione di Sumy, Dmytro Zhyvytsky, ha denunciato una perdita di ammoniaca dall’impianto chimico della Sumykhimpro, colpito da un raid aereo della Russia all’alba. L’area interessata si estende per circa 2,5 chilometri, comprendendo i villaggi di Novoselytsya e Verkhnya Syrovatka. Non c’è nessuna minaccia per gli abitanti di Sumy.

 

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