Lezioni di mafia al figlio, questo emergerebbe dalle intercettazioni effettuate e che hanno contribuito all’arresto, questa mattina a Palermo, di Giuseppe Guttadauro e del figlio Mario Carlo. Il primo, detto “il dottore”, ex primario dell’ospedale Civico, era già rimasto coinvolto nell’inchiesta sulle talpe alla Dda in cui fu indagato l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro. Le intercettazioni rivelerebbero le critiche del boss alle nuove leve di mafiosi, nate dalla notizia della collaborazione con la giustizia di Francesco Colletti.
VIDEO| Mafia, arrestati a Palermo il boss Giuseppe Guttadauro e il figlio
Da qui anche la preoccupazione per le dichiarazioni di Filippo Bisconti e l’urgenza di spiegare al figlio che doveva “evolversi” rimanendo pur sempre fedele ai dogmi di Cosa nostra. Guttadauro sarebbe pure intervenuto nello spaccio di droga portato avanti da un pregiudicato bagherese e nei rapporti di questo con i vertici del clan di Bagheria. Inoltre, avrebbe progettato un narcotraffico all’estero finanziato da soci palermitani, attraverso un albanese: da lui sarebbe avvenuto il rifornimento di hashish e cocaina, dal Sud America, invece, la cocaina. In quest’ultima ipotesi, avrebbe avuto un ruolo anche un assistente di volo che avrebbe dovuto trasportare 300 mila euro in Brasile nel momento in cui il carico di droga dal Sud America fosse arrivato in Olanda.
Dall’inchiesta emergerebbe anche la considerazione che Guttadauro avrebbe avuto in ambienti romani. Dalla capitale sarebbe partita la richiesta di intervenire, dietro compenso, per un contenzioso da 16 milioni di euro che una ricca donna romana aveva con un istituto bancario. Secondo gli investigatori, laddove il suo operato non avesse avuto buon esito, non avrebbe esitato a passare alle maniere forti incaricando qualcuno di pestare chi era ritenuto di ostacolo per l’operazione. Inoltre, sarebbe stata ricostruita una spedizione punitiva, su ordine del figlio Mario Carlo, che sarebbe stata portata a termine il 25 ottobre del 1016, nei confronti di un giovane palermitano, che aveva offeso il giovane Guttadauro.