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Duro colpo al clan di Mangialupi a Messina dove sono stati sequestrati beni mobili e immobili per 300mila euro ad opera della guardia di finanza. Il patrimonio è riconducibile ad un noto esponente della famiglia mafiosa appartenente a Cosa nostra, egemone nel rione. L’uomo organico al clan sin dal 2013, come accertato nel noto processo di mafia scaturito dall’operazione “Dominio”, avrebbe mantenuto inalterato, per lungo tempo, il proprio potere criminale, tanto da conservare i contatti con gli altri sodali dentro al clan o comunque vicini ad esso.
Formalmente assunto, prima presso il distributore di carburante intestato alla moglie del “capo clan” e, poi, presso il tabaccaio riferibile alla famiglia mafiosa, l’uomo aveva il delicatissimo compito di “cassiere”, con disponibilità delle chiavi del locale dove erano custodire le risorse in contanti. Il “cassiere”, oltre ad essere il tenutario del “libro di cassa” contenente le indicazioni dei proventi del gioco d’azzardo e delle estorsioni, è stato custode delle somme di denaro contante, per conto del clan. Basti pensare che militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Messina sequestrarono, nel corso delle indagini, prima della sentenza del 2019, oltre 140.000 euro in un locale di cui aveva la disponibilità di accesso e le chiavi.
Oltre a mantenere i contatti con il commercialista, al posto dei rappresentanti legali (teste di legno) delle attività commerciali del clan, era presente, sempre, in occasione di controlli e sequestri di macchinette videopoker illegali controllate dal sodalizio e posizionate nei vari locali situati a Messina. In particolare, nel 2014, in occasione di un controllo della Guardia di Finanza, veniva incaricato dal capo clan di far scomparire “tutti i documenti dall’ufficio”. Il decreto di sequestro eseguito oggi riguarda: 1 unità immobiliare, nel Comune di Messina; 1 autovettura; conti correnti e libretti di deposito a risparmio.