Sembra uno scenario da guerra post nucleare, Catania è deserta come se fosse stata inghiottita da un buco nero. L’attesa per il ciclone Medicane (il nome deriva dalla fusione dei termini Mediterranean e Hurricane, uragano, ndr) è resa tangibile dalle “trincee” poste a protezione dei piani più bassi degli edifici. Negozi, uffici e scuole chiusi. Sacchi di sabbia, assi di legno e tutto quanto occorre a proteggere vetrine, auto, abitazioni. Si cerca di limitare i danni nell’attesa di quello che, come ogni fenomeno atmosferico, è quasi del tutto incontrollabile.
Maltempo, allerta rossa in Sicilia orientale: rischio mareggiate e nubifragi
Pochissime le persone per strada, nei giorni scorsi la Protezione Civile e il sindaco Salvo Pogliese hanno lanciato il loro invito alla popolazione a rimanere a casa. In molti oggi hanno preso d’assalto i supermercati, l’incertezza dei prossimi giorni suggerisce di fare scorte alimentari. L’ultima volta che si era registrata la corsa alla grande distribuzione risale alla vigili del lockdown del 2020. Il clima era simile a quello della guerra, proprio come oggi a Catania.
Il maltempo che flagella la Sicilia da quasi quattro giorni ha presentato il conto più amaro proprio nel capoluogo etneo con ben tre vittime rimaste travolte dalla piena dell’alluvione. Le prime sono state una coppia dispersa a Scordia. Il 25 ottobre è stato trovato il cadavere dell’uomo, Sebastiano Gambera, 67 anni, oggi quello della moglie, Angela Caniglia 61. Il 26 ottobre è stata la volta di Agatino Grassadonio, 53 anni, volontario della Protezione Civile, rimasto intrappolato sotto un auto mentre stava andando a dare il proprio contributo di soccorso.
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