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False fatture per 21 milioni di euro, maxi truffa a Messina: 11 arresti

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Avrebbero percepito indebitamente fondi pubblici per un importo di oltre un milione di euro. Una maxi truffa ai danni dello Stato con un giro di fatture false per 21 milioni di euro è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Messina. Le Fiamme gialle hanno dato esecuzione a 11 misure cautelari: per tre indagati sono scattati gli arresti domiciliari, mentre per altri otto l’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa, in qualsiasi forma, per la durata di un anno. Sequestrato, inoltre, denaro contante per un valore di circa mezzo milione di euro.

Le indagini hanno consentivano di individuare nei pattesi S.P.G., 50 anni, e L.C., 41 anni, e nel gioiosano I.G.R., 30 anni, tutti destinatari degli arresti domiciliari, “i membri del direttorio di un complesso gruppo criminale – spiegano le Fiamme gialle – pur gli ultimi due in posizione subordinata ma ai vertici di una strutturata associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, fino alla frode fiscale”. Sfruttando anche rapporti parentali e amicali, sotto la direzione di S.P.G., già con precedenti per reati contro il patrimonio e attualmente in carcere per un cumulo pene (per il quale dovrà scontare sette anni di reclusione), a partire dal 2016 sono state costituite 10 società, di cui due amministrate di diritto da L.C. e I.G.R., e le rimanenti 8 dagli altri indagati destinatari del provvedimento di interdizione.

i Guadagni illeciti sarebbero stati ottenuti non solo attraverso la produzione e l’utilizzo indiscriminato di false fatture per documentare il sostenimento di spese relative a quattro progetti d’investimento, assistiti dal Fondo centrale di garanzia della Banca del Mezzogiorno Mediocredito Centrale, ma anche per non aver onorato, successivamente all’avvenuta erogazione, gli impegni assunti con il contratto di finanziamento. Opere edili mai realizzate, falsi preventivi di spesa, macchinari mai acquistati, “il tutto costruito per indurre in errore gli istituti di credito eroganti”.

Un giro vorticoso e milionario di documentazione falsa, pari a ben 21 milioni di euro tra fatture false emesse e ricevute e che solo una meticolosa analisi della documentazione contabile delle società coinvolte ha consentito di ricostruire nel dettaglio. Le Fiamme Gialle di Patti hanno eseguito anche mirate ispezioni fiscali che, oltre a portare alla tassazione dei proventi illeciti quantificati in oltre un milione di euro, riferibili all’importo totale del contributo frodato, hanno consentito di segnalare all’Agenzia delle entrate di Messina e alla Procura di Patti importanti valori frutto di evasione fiscale, per oltre 4 milioni tra Iva e Irap.

 

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