Patrick Zaki a processo. La prima udienza, che si svolge a Mansoura, in Egitto, nella seconda sezione del tribunale d’emergenza per la sicurezza dello Stato, arriva oggi dopo un anno e sette mesi di detenzione preventiva dello studente. La sentenza tuttavia “non prevede diritto d’appello”, spiega Lubna Darwish, a capo del dipartimento per i diritti delle donne e la difesa di genere dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong egiziana con cui collaborava lo studente dell’Università Alma Mater di Bologna. A Zaki è contestato uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta, di cui fa parte.
“Purtroppo è così nei tribunali d’emergenza per la sicurezza dello Stato”, prosegue Darwish riferendosi alla non impugnabilità della sentenza e sottolineando che Zaki, sulla base delle accuse che gli sono state mosse, “rischia fino a 5 anni di carcere. Noi speravamo che sarebbe stato rilasciato poiché le accuse sono false ed il verbale d’arresto è stato falsificato. Ma ora affrontiamo il suo processo sulla base di un articolo che ha scritto”, ha aggiunto l’esponente dell’Eipr. Secondo l’ong, Zaki è stato incriminato sulla base degli articoli 80 e 102 (bis) del codice penale per un articolo in cui raccontava la sua vita da cristiano copto in Egitto.
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